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8 Gennaio 2018

Benvenuto Gucci Garden

Dal 9 gennaio si riapre a Firenze il Palazzo della Mercanzia con un progetto speciale di Gucci

Unica cosa certa è stata la data del 9 gennaio 2018, vigilia dell’apertura del Pitti Uomo che già raduna il grande popolo della moda, e ombelico del mondo per l’evento tanto atteso. Gucci, uno dei brand più osannati del fashion system globale, inaugura il Gucci Garden nella sua città natale, all’interno di quel palazzo della Mercanzia dove fino a pochi mesi fa faceva mostra di sé l’heritage dello storico marchio.

Ammantato da una infinita segretezza fino all’ultimo istante, Gucci Garden è un altro tassello nella lunga schiera delle positività che la maison Gucci da tempo fagocita, ideato e voluto dal travolgente direttore creativo Alessandro Michele che in fatto di sorprese non ci ha ancora annoiato. Alla guida della maison da soli due anni con al fianco il gigante Marco Bizzarri Ceo e presidente, che con le sue intuizioni ha aumentato il fatturato del 50%, c’è da registrare che insieme fanno miracoli.

Di Michele sappiamo che non è un divo, coltiva una memoria storica senza cristallizzarla, è fedele alla tradizione, rifiuta la nostalgia e vive di indipendenza. Con i suoi capelli lunghi, la barba, il maglione fuori misura ha fermato uno stile così assurdo e così azzeccato cancellando con un colpo di spugna tutto quello che si sapeva fino allora dello storico marchio fiorentino. Così dal suo trono dorato sforna e sforna idee di una creatività che più libera di così non si può. “Frullo tutta la bellezza che mi appassiona e la inquino con l’imperfezione….”: la pozione magica di questo anarchico innamorato.

Gucci Garden accoglie all’interno anche uno special store in cui trovare le creazioni storiche in edizione unica in vendita solo a Firenze, un ristorante-bistrot con a capo quel Massimo Bottura patron dell’Osteria Francescana premiato tre stelle Michelin e ancora uno spazio museale curato da Marialuisa Frisa.  

Quello di Bottura sarà un menù che vivrà di commistioni, sospeso tra cucina messicana, giapponese e italiana, in pieno stile “ni-ni” come i francesi definiscono la cucina né da bistrot, né gourmet, ma buona, solida, senza dimenticare dove ci si trova: tra i piatti infatti un hamburger di chianina.

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