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Paolo Pellegrini

1 Luglio 2015

Le cantine più antiche della Toscana

Un tour raro tra vini pregiati

Buio. Umido. Muffa. Sentori decisi, forti, viene in mente Carducci, “dal ribollir dei tini, va l’aspro odor dei vini...”, magari a parlare di “ribollir dei vini” c’è da farsi sparare oggi, se ti ascoltano gli enologi delle ultime generazioni ti prendono per uno del tempo di Noè. Eppure – aiutata o no, corretta o meno, sorretta o blandita – l’alchimia della natura è quella, sempre. E ci vuole l’ambiente adatto: provate a fare il vino in pieno sole, in piena luce, in posti caldi come fornaci. Viene, dice. Già, ma come.

E allora: buio, umido, patine di muffa sulle botti e sui muri, il più delle volte muri spessi di castelli, di fortificazioni, di monasteri. Di antiche tombe ricche di mistero, magari. E’ la storia delle cantine antiche di Toscana: la terra che oggi ospita le cattedrali del vino ideate e plasmate dalle grandi firme – Mario Botta, Piero Sartogo & Nathalie Grénon, Renzo Piano, Gae Aulenti, Jean-Michel Willemotte, solo per ricordarne alcune – che ha imparato a pigiare l’uva e farne invecchiare il nettare sotto terra, al buio, all’umido, in mezzo alla muffa. E non è raro che qualche grande azienda abbia deciso di continuare, ancora oggi, a far crescere i suoi prodotti migliori in quelle cantine storiche.

Certo, forse nessuna avrà il fascino mozzafiato delle gole scavate nel tufo a Sorano e a Pitigliano, nella Maremma dove i principi etruschi si facevano seppellire carichi d’oro e di gioielli. A Pitigliano e a Sorano, le cantine sono parte di quella suggestiva città invisibile che scorre nelle vene sotterranee, in un dedalo di grotte, colombari e cunicoli, ricavati da quelle che un tempo erano tombe, stalle, case rupestri, pozzi da grano, e riadattate a cantine, secondo un’architettura precisa: la cella o cellaro, la gola che va a finire nel bottaio dove si conserva il vino (e dove si trova anche tutto l’occorrente per farlo, dal torchio alle bigonce), e le “mine”, piccole gallerie per portare fuori l’acqua.

Una visita, da non consigliare a chi soffre di claustrofobia o di terrore da sotterraneo: a Sorano bisogna conoscere qualcuno, perché le cantine sono di proprietà degli agricoltori che ci fanno il loro vino, generalmente rosso, a Pitigliano ci si può rivolgere per esempio alla Cantina Cooperativa, 0564-616133 o www.cantinadipitigliano.it .

Dell’antica cinta muraria che fortificava la città fanno parte invece le storiche cantine dei Contucci, a Montepulciano, la città del Nobile. Hanno otto secoli, le cantine dei Contucci, disposte su tre piani, come le ha volute ordinare cinquant’anni fa il cantiniere Arduino Pallecchi. Ci trovano posto i tini per la vinificazione di duemila ettolitri e le botti di castagno e rovere per l’invecchiamento di duemilatrecento ettolitri di vino. Le visite guidate si effettuano dalle 8,30 alle 11 e dalle 14,30 alle 17, e vanno prenotate allo 0578 757006, www.cantinecontucci.it.

Una bella storia che lega il vino a una città è quella di San Gimignano e della sua Vernaccia, che farà certo storcere il naso a tanti appassionati di grandi bianchi strutturati, ma quanto a storia non ha nulla da invidiare a nessuno, se è vero che ne parlava il Boccaccio, e ne sono andati pazzi nel corso di tanti secoli papi e regnanti. E nel mondo della Vernaccia spiccano per longevità le vigne dei Guicciardini Strozzi e il nome di Cusona, comparso in qualche documento già prima del Mille: l’ospitalità dei principi è sempre stata celebrata da amici illustri, un tempo furono i granduchi e Cosimo Ridolfi che ne lasciò amabile traccia in un suo poemetto, oggi sono Tony Blair e Andrea Bocelli, per ricordarne solo due. Le gallerie sotterranee così come le vediamo oggi risalgono al 1850, ed è un bel vedere quando si scorre sotto le antiche volte tra le file di barriques. Per le visite: 0577-950028, www.guicciardinistrozzi.it.

Non può mancare il Chianti Classico, naturalmente, in un tour fra le cantine più antiche da visitare. A partire dal Castello di Volpaia, defilato in tutta la sua austera e serena bellezza sulle colline tra Radda e Panzano: ce n’è una, di cantine, nell’antico palazzetto degli Strozzi, e un’altra che nel borgo ha sempre fatto il mestiere di cantina. E poi i sotterranei per le barriques, sotto la chiesa di San Lorenzo e sotto la Commenda, e la cantina di via Castellana. La visita, su appuntamento, dura un’ora: 0577.738066 e www.volpaia.it.

Poco fuori dell’abitato di Greve, sempre in direzione nord verso Firenze, ecco stagliarsi tra i poggi la mole del castello di Verrazzano, dimora della famiglia del grande navigatore che per primo approdò nell’attuale Baia di New York. Cantine millenarie ma ancora in uso, costruite nelle mura, cantine emozionanti per le enormi botti e per gli odori vivaci di uva e di legno che si sono ormai compenetrati da secoli, cantine da ammirare per le splendide collezioni e le annate pregiate contenute soprattutto nella parte padronale. Visite da lunedì a venerdì, tel. 055 854243, www.verrazzano.com.

Un’altra idea: la villa e la fattoria Le Corti, nella squisita ospitalità dei principi Duccio e Clotilde Corsini. Villa del Quattrocento, cantine del Seicento, grandi sale sotto lo splendido giardino per la lavorazione e l’affinamento del Chianti Classico. E una chicca: la più antica e la più grande orciaia di tutto il Chianti, dove prende vita un olio che è un giulebbe. Tel. 055.829301, www.principecorsini.com.

Ancora Chianti, ma si cambia zona: siamo nel territorio della Rufina, Chianti settentrionale, nelle tenute della famiglia Frescobaldi, Nipozzano e Pomino. Antichi castelli che furono l’uno, Nipozzano, millenario, prima baluardo militare poi centro della vita dell’omonimo borgo, l’altro, Pomino, residenza da signore nata nel Cinquecento ma già dal 1734 riconosciuta per le sue eccellenze dal Granduca Cosimo III. Proprio a Pomino a metà Ottocento, i Frescobaldi cominciarono a produrre vini internazionali, che oggi riposano e affinano nelle barriques, nelle ordinate cantine dei due castelli, sotto una volta a travi a Nipozzano, tra archi e colonne a Pomino. Tel. 055.27141, www.frescobaldi.it.

L’ultimo esempio di cantina bella da vedere porta lontanissimo nel tempo, dodici secoli fa, quando comparve per la prima volta il nome di Capezzana e dei suoi vini. Siamo nel territorio di Carmignano, la prima zona internazionale della Toscana, nel regno della famiglia Contini Bonacossi che oggi guida l’azienda. Ci sono cantine del Cinquecento, sotto la villa, sale buie e scure, lunghi corridoi, cantine per le barriques e le botti grandi, per il vinsanto premiato come “miglior vino dolce del mondo” e per il supertuscan. “La gente – dice Gabriella, la responsabile – viene da tutte le parti del mondo, a vedere le nostre cantine”. E indovinate che cosa colpisce di più. Ma certo: “L’umido, il buio, la patina di muffa”. Fascino discreto di un mondo sotterraneo. Capezzana: tel. 055.8706005, www.capezzana.it e gabriella@capezzana.it.  

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