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27 Aprile 2015

Spaciale Expo 2015

Intervista con Davide Rampello. Curatore del Padiglione Zero

Un milione e 10mila metri quadrati di superficie, 53 padiglioni dei Paesi presenti (che superano i 42 di Shanghai). Expo Milano 2015, porta i riflettori di tutto il mondo puntati su Milano e l’Italia per sei mesi, dal 1 maggio a fine ottobre. Il tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita, è il filo che attraversa le esposizioni di tutti padiglioni, gli eventi organizzati all’interno e all’esterno del sito espositivo, e nelle diverse città italiane che hanno aderito con appuntamenti in loco. Novità assoluta i Cluster, nove villaggi condivisi da più nazioni, sei dedicati alle filiere alimentari, tre a temi specifici legati all’alimentazione. Coperti, come tutti gli altri padiglioni da un suggestivo tetto di vele bianche. Su tutti il Padiglione Zero, il primo spazio che i visitatori attraverseranno, la porta d’ingresso che ha il difficile compito di spiegare il tema portante di questa Esposizione Universale. Difficoltà abilmente superata dal curatore Davide Rampello che ha immaginato una sorta di teatro delle meraviglie, una macchina emotiva che trasmetta conoscenze senza trascinarsi in lezioni didascaliche. Un lungo percorso a tappe progettato da Michele De Lucchi, dodici spazi scenici distribuiti su 9.000 mq ognuno dedicato a un tema, a un momento dell’evoluzione del rapporto tra uomo, ambiente, tecnica e cibo.
Qual è la prima sensazione che ha provato quando le è stato chiesto di progettare i contenuti del Padiglione Zero?
E’ stata quella di pensare a come sarebbe dovuta essere la porta d’ingresso di questo Expo e ho pensato subito alla storia dell’uomo, perché la storia dell’alimentazione coincide con quella dell’homo sapiens. E’ stata un’intuizione folgorante, da lì ho iniziato a immaginare.
Quali sono stati i suoi primi strumenti di lavoro?
Avevo davanti, come sempre all’inizio di ogni mio nuovo lavoro, solo dei fogli bianchi, una matita e un vocabolario. Nel vocabolario ci sono tutti i fili intrecciati di ogni cosa. La parola è la chiave di volta di un discorso, di un’immagine. Entrare nell’uso che l’uomo ha fatto della parola nel corso della sua storia significa possedere le chiavi per accedere alle basi di ogni progetto.
Perché ha scelto un taglio ampio e alto per spiegare il tema di Expo?
Perché l’Expo è Universale, è indirizzato all’unità, e l’unità è l’uomo, semplicemente la storia dell’uomo.
Quali brani di storia dell’arte e dell’architettura italiana sono stati per lei fonti d’ispirazione?
Il padiglione non parla dell’Italia ma del mondo, anche se io l’ho pensato con la mia sensibilità, che è italiana. Ma più che le opere d’arte, sono stati i libri il mio riferimento fondamentale, le testimonianze scritte, cercando il più possibile di leggerle in originale. Dunque le fonti. Insomma la mia fonte di ispirazione sono state proprio le fonti. E non a caso fonte è l’elemento da cui sgorga l’acqua, essenziale per la sopravvivenza dell’uomo. Fonti classiche come la trattatistica Romana e Greca che sta alla base della nostra cultura.
Nell’impianto del suo lavoro si ritrovano elementi legati anche a Firenze?
Firenze nell’Umanesimo è stata la culla della reinterpretazione della reinterpretazione della cultura Greca e Latina. E’ il momento in cui per la prima volta l’uomo fa i conti con la memoria e la reinterpreta, da qui la rinascita, il Rinascimento.
Alla luce delle riflessioni e degli approfondimenti svolti per questa opera imponente, cosa potrà aiutare l’uomo a ritrovare l’equilibrio perduto nel suo rapporto tra alimentazione e consumo delle risorse terrestri?
Solo un ritrovato rapporto di equilibrio con se stesso.
Dal punto di vista architettonico qual è la vera particolarità di Expo 2015?
Expo si estende su una superficie relativamente ridotta, rispetto alle precedenti esposizioni. La sua ossatura è un tributo alla tradizione Romana. E’ stata progettata, proprio come un castrum romano, a partire da due grandi arterie che si incrociano, il Cardo e il Decumano. Su questi assi si affacciano i padiglioni dei Paesi partecipanti. Oltre a questo, è importante dire che dall’ultimo Expo 2010 le tecniche di costruzione si sono ulteriormente evolute e la maggiore sostenibilità è proprio alla base delle opere di Expo 2015.
Qual è l’aspetto dell’universo Italia che dovrebbe essere più comunicato durante l’Expo?
Credo la densità della storia italiana. Non dobbiamo prescindere dalla nostra memoria, se diventiamo un paese senza memoria, diventiamo un paese di rovine, pittoresco, ma devastato.
Secondo lei Expo 2015 sarà davvero, come si dice, per molti visitatori stranieri un punto di partenza per un mini tour dell’Italia?
A patto che i territori trovino le energie per reinterpretarsi. 

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