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Guido Parigi Bini

27 Luglio 2018

Dentro il Palio di Siena

Alla scoperta dei riti e delle tradizioni di un fenomeno tutto senese

Non vi aspettate una corsa di cavalli, seppur anomala. I tre giri sul tufo di piazza del Campo, un galoppo mozzafiato, un chilometro in un minuto, sono soltanto l'acme di una festa che coinvolge un'intera città. Da sempre, da quando la Siena della fierezza comunale fu il coagulo per le contrade che dal 1555 ebbero confini ferrei. E diciassette bandiere con un'organizzazione capillare, ciascuna una micro-repubblica, che ha superato le insidie dei secoli. Non senza preoccupazioni né contenziosi: i guai non sono stati pochi, soprattutto da quando la sfida è stata talvolta strumentalizzata.

Del Palio si ha negli occhi la frenesia della corsa, le spettacolari e cruente cadute dei cavalli, ma la doppia festa - 2 luglio e 16 agosto - vive tutto l'anno. Le contrade nell'inverno seguono i fantini e valutano quei cavalli che potranno essere nel lotto per il tufo di piazza del Campo. Vengono scelti mezzosangue compatti, robusti e agili, adatti a superare indenni la curva di San Martino e quella del Casato, veri Everest dell'equilibrio. E' folkore l'idea che vengano dopati: i purosangue sono stati abbandonati perché erano naturalmente troppo veloci per reggere le curve.

Quaranta giorni prima del palio la cerimonia che dà l'avvio della carriera: l'estrazione a sorte delle contrade che si aggiungono a quelle che corrono di diritto, solitamente tre (quelle di diritto sono le sette escluse l'anno prima). Poi la città comincia a trasformarsi: si montano i palchi in piazza del Campo, viene steso il tufo sulla pietra serena, i veterinari danno gli ultimi ok ai cavalli. Oggi, oltre alle visite della vigilia, ci sono anche le previste. I vicoli delle contrade fioriscono di tavoli e sedie, di festoni di illuminazione e tante bandiere. Sotto le quali ci si riunisce fino a notte alta per rievocare e fare propositi. I canti si sprecano. La notte prima che cominci il rosario della festa, la piazza si anima: molti cavalli sono portati a saggiare il tufo ma anche ad una passerella di propaganda fra i contradaioli.

Siamo a quattro giorni dalla corsa, è il momento della tratta: i dieci "barberi" estratti a sorte. E' una mattinata intensa: i cavalli vengono divisi in batterie e corrono i tre giri sotto gli occhi dei capitani e dei loro esperti. I capitani scelgono i dieci cavalli, talvolta non per selezionare davvero i migliori ma sperando che la "brenna" vada all'avversario. Così, verso le una del pomeriggio, la piazza ribolle di speranze e di paure. E' uno dei momenti più intensi del palio. I dieci cavalli vengono estratti a sorte dal sindaco e portati nelle stalle di contrada fra canti di gioia o di speranza. Non potranno essere più cambiati: se si infortuna può essere esonerato da una o più prove; se il malanno è più grave la contrada non corre. Territorio off limits, guardato a vista, la stalla: il barbaresco (il responsabile della stalla, che non abbandonerà mai il cavallo) e il fantino prendono confidenza con il frutto della sorte.

Sul far della sera ecco la prima delle sei prove: l'ordine ai canapi è sempre estratto a sorte, le regole sono puntigliose ma in sostanza semplici. Il mossiere chiama i fantini per disporsi fra i canapi e, quando riesce nel possibile allineamento, abbassa il canape. Se la mossa non è valida, colpo di mortaretto e si ricomincia. Spesso le operazioni sono complesse, sfibranti perché ogni fantino cerca la posizione migliore o il favore del complice. Talvolta il mossiere richiama i fantini, li può ammonire, con ripercussioni da parte della giustizia paliesca. Le prove proseguono, una la mattina e una la sera. Nel frattempo si è scoperto com'è stato dipinto il "cencio", lo stendardo di seta unico premio del palio.

Il giorno della corsa si apre con la provaccia. Quindi i capitani consegnano al sindaco i nomi dei fantini, che non potranno essere più sostituiti. Le chiese delle contrade si aprono nel primo pomeriggio per la benedizione dei cavalli e quando inizia a suonare il campanone della Torre del Mangia ogni comparsa si concentra in piazza del Duomo da dove si snoda il corteo per l'omaggio alle autorità e approdare lentamente in piazza.

Intanto ha già cominciato a sfilare il corteo storico che si concluderà in un paio d'ore con l'ingresso del carroccio e del palio.
Quindi i cavalli escono dall'entrone, i fantini ricevono il nerbo di bue con il quale difendersi o offendere, infine l'ingresso nei canapi e… quando Dio vorrà, la partenza, i tre giri e lo scoppio del mortaretto con il tripudio dei vincitori. Si forma il corteo dei vincitori che portano il palio per un Te Deum di ringraziamento: in Provenziano a luglio, in Duomo ad agosto. La notte impazza nel centro storico per il corteo ossessivo dei vincitori, un corteo che si ripeterà per molte notti di seguito.
 

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