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Gianluca Tenti ph. Massimo Sestini

8 Ottobre 2018

Totò e Firenze

Il ritratto del mito che da Napoli, passando per Firenze, ha fatto il giro del mondo

Totò parte-nopeo e parte-fiorentino. Non me ne vorrà il Principe della risata per questa forzatura letteraria, ma è indubbio che i legami della più importante maschera italiana del Novecento siano stati più che profondi con la città del giglio.
In primis perché Antonio de Curtis temeva il giudizio critico di Firenze e dei suoi abitanti. In secundis perché qui trovò moglie. In terzis perché a Firenze cresceva donna Liliana, unica figlia, nel cui sangue scorre molto di fiorentinità. 

Cerchiamo di spiegare. Agli inizi del 2000, su richiesta della presidenza di Classico Italia, gotha del made in Italy di quel periodo, in occasione di un Pitti Uomo organizzai una mostra a Palazzo Strozzi, A tribute to Classico, optando per una parete di ritratti degli elegantoni del cinema nostrano e hollywoodiano. Lo feci grazie alla disponibilità di Andrea Ferrari della rivista Ciak e dell’insostituibile Simone Innocenti che prima di diventare nerista si dilettava in articoli giornalistici dedicati al mondo dello spettacolo. 

Tra le icone dell’eleganza pura scelsi anche Charlie Chaplin e appunto Totò che al cospetto di Clark Gable e Marcello Mastroianni non difettavano certo di fascino.
Fu in quell’occasione che incontrai Liliana de Curtis, accompagnata dal figlio Antonello e da Diana, prematuramente scomparsa, ovvero i due figli del primo matrimonio, nonché i due nipoti che appaiono nelle foto d’epoca assieme al nonno.

Fu Liliana ad iniziarmi ai segreti reconditi di un Totò privato. Sapevo che Totò aveva sposato una fiorentina, Diana Rogliani Bandini, ma non ne conoscevo la ragione. Mi rivelò donna Liliana che sua madre era proprio quella sedicenne che fece letteralmente perdere la testa al già grande Totò in occasione di una prima alle “Follie Estive, laggiù…sul lungarno” come mi disse.
Dove per laggiù sul lungarno, indagai, intendeva l’attuale trattoria Moderna sul lungarno del Tempio.
Totò in quell’occasione aveva scelto Firenze per il debutto teatrale.
“Se alla fine dello spettacolo il pubblico applaude, avrò successo ovunque” andava ripetendo ai pochi intimi della sua cerchia. Sapeva che il pubblico fiorentino era molto esigente, avvezzo alle stelle dello spettacolo e, soprattutto, dotato di idioma italico in purezza.
Quella sera Totò vide Diana, se ne infatuò, tessendo una relazione fatta di fiori, lettere e inviti, che culminò in una fuitina romana. Essendo Diana minorenne il caso avrebbe destato scandalo, ma i due erano così innamorati da decidere di convolare a nozze. E da quelle nozze nacque appunto Liliana.

Non potete immaginare l’emozione che provai la prima volta che pranzammo a Roma a casa de Curtis con Liliana ai fornelli, Antonello alla mescita e Diana, la moglie di Totò, che apparve a metà serata dalla sua stanza riservata. Fu anche in quella circostanza che Liliana volle aggiungere preziosi aneddoti di fiorentinità.
“Quando ero piccola, mio padre voleva sempre che trascorressimo alcuni giorni a Firenze. E ricordo che mi portava per mano fino a piazza Strozzi dove, mostrandomi il palazzo rinascimentale diceva: vedi, tuo nonno ha fatto fallire i proprietari. E giù le risate”.
La storia riguardava un avo di Liliana un uomo di conti che trovatosi al tramonto delle fortune degli Strozzi, non era riuscito ad evitare il declino legato a quella che oggi è la sede dell’omonima fondazione.

Di questo abbiamo parlato a Capri con Antonello de Curtis insieme all’amico Massimo Sestini, alla presentazione del libro Totò Metà-fisico edito da Gruppo Editoriale con la distribuzione di Panorama, storica ammiraglia di casa Mondadori.
Durante l’evento il direttore Raffaele Leone ci ha rassicurati sulla validità di questa avventura editoriale che punta il dito anche sulla contemporaneità del Totò-pensiero. La complicità dell’Archivio Foto Locchi, come per magia, ha regalato alla pubblicazione il ritrovamento di alcune foto inedite: uno straordinario ritratto e Totò alle Follie Estive di Firenze. E ho detto tutto.  

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