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6 Marzo 2017

Bill Viola. Rinascimento Elettronico

La retrospettiva di Bill Viola a Palazzo Strozzi. E non solo. Dal 10 marzo al 23 luglio

La Fondazione Palazzo Strozzi apre i suoi spazi alle opere di Bill Viola con Rinascimento Elettronico, una grande mostra che celebra il maestro indiscusso della videoarte contemporanea attraverso opere della sua produzione dagli anni Settanta a oggi esposte in dialogo con l’architettura di Palazzo Strozzi e in un inedito confronto con grandi capolavori del Rinascimento.

Curata da Kira Perov, direttore esecutivo del Bill Viola Studio, con Arturo Galansino, Direttore di Palazzo Strozzi, abbiamo avuto il piacere di assaporare la mostra in assoluta anteprima.

Nato a New York nel 1951, Bill Viola indaga l’umanità: persone, corpi, volti sono i protagonisti delle sue opere, caratterizzate da uno stile poetico e fortemente simbolico in cui l’uomo è chiamato a interagire con forze ed energie della natura come l’acqua e il fuoco, la luce e il buio, il ciclo della vita e quello della rinascita.

La mostra crea uno straordinario dialogo tra antico e contemporaneo in prima analisi all’interno della cornice rinascimentale di Palazzo Strozzi attraverso il confronto delle opere di Viola con capolavori di grandi maestri del passato, che sono stati fonte di ispirazione per l’artista americano e ne hanno segnato l’evoluzione del linguaggio.

Un dialogo fitto e appassionato che prosegue nella città di Firenze e in tutta la Toscana attraverso collaborazioni con musei e luoghi del territorio dove saranno esposte opere dell’artista, esaltando il suo rapporto con la storia e l’arte toscana, tra cui la Galleria degli Uffizi e il Museo di Santa Maria Novella a Firenze e il Museo della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli.

In occasione della rassegna Palazzo Strozzi ha inoltre creato un’esclusiva collaborazione con il Grande Museo del Duomo di Firenze : qui saranno eccezionalmente esposti i video Observance (2002) e Acceptance (2008): due celebri opere di Bill Viola dedicate ai temi del dolore e della sofferenza esaltando la riflessione sull’umanità e sul senso religioso nel mondo contemporaneo, che saranno messe in dialogo con due simboli del museo fiorentino come la Maddalena penitente di Donatello e la Pietà Bandini di Michelangelo.

“Rinascimento elettronico è la più grande e completa mostra mai realizzata sull’artista – spiega Arturo Galansino - Oltre alle questioni puramente estetiche o espressive, attraversare la quarantennale carriera di Bill significa anche osservare decenni di sviluppi tecnici, dagli archeologici monitor anni Settanta agli schermi al plasma, in un crescendo di produzioni sempre più ambiziose, dalle riprese in diretta dalla quotidianità agli effetti speciali e alle scenografie hollywoodiane. Bill, già da tempo, desiderava una mostra a Firenze, sua città di elezione con cui porta avanti una lunga storia d’amore. Sono moto felice di averlo qui a Palazzo Strozzi”

Sbarcato nel 1974 a Firenze per diventare il tecnico americano – come, affettuosamente, tutti lo chiamavano – di art/tapes/22, la galleria e centro di produzione di Maria Gloria Bicocchi. Ed è stata proprio la gallerista a coniare per lui il nome pittore elettronico, da cui si è tratto spirazione per il titolo della mostra.

A Firenze Bill scoprì, oltre al Rinascimento, la vera funzione delle opere d’arte all’interno della vita, umana e sociale. “Dopo una visita agli Uffizi sentivo fortemente che i musei erano stati creati per l’arte e non l’arte creata per i musei, come accadeva nella scena contemporanea che avevo lasciato a New York. – spiega lui stesso - Inoltre, molte delle opere medievali e rinascimentali che avevo visto in quei primi mesi a Firenze non erano neanche nei musei. Erano nella comunità, in luoghi pubblici – cattedrali, chiese, cappelle, corti, monumenti, uffici municipali, piazze e facciate di palazzi – e, di più, molte opere erano ancora nei luoghi per i quali erano stati commissionati cinquecento anni prima. L’atmosfera era satura di idee d’arte e di cultura. Avevo capito presto che qui la storia era veramente parte del presente. E che le idee più nuove circolavano in un insieme più grande. Mi ricordo che spesso vedevo una vecchietta per strada che veniva la mattina a mettere l’acqua fresca o dei fiori nuovi sotto un quadro della Madonna in una piccola edicola all’angolo del suo palazzo. Questo ha dato un contesto nuovo alla mia idea di apprezzamento artistico”

Della mostra fiorentina colpisce il confronto tra le opere di Viola e i capolavori che le hanno ispirate: un’operazione già tentata in passato, ma mai in precedenza realizzata in modo così ambizioso.
 

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