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Giorgio Vasari

Cristina Acidini

28 Settembre 2011

Giorgio Vasari. Architetto, pittore e biografo: un contemporaneo di 500 anni fa

Cristina Acidini incontra l'artista a tutto tondo che ha fatto la storia di tutte le arti

A quota 60 metri di altezza ho conosciuto il Giorgio Vasari che sento più “mio” . L’ho incontrato in condizioni di privilegio assoluto, quale progettista, e in parte pittore, del Giudizio Universale nella cupola di Santa Maria del Fiore: per dieci anni sono salita a seguire il restauro unico ed eccezionale di questo immenso ciclo pittorico.

Per ore, con i colleghi e i restauratori sui ponteggi altissimi (fino 90 metri sotto la lanterna), ho accarezzato l’intonaco perfettamente liscio delle parti a fresco dipinte dal Vasari in prima persona, ho ammirato la sicurezza della pittura e la finitezza dei dettagli più preziosi e minuti, anche invisibili da terra. Giorgio Vasari fu un grande architetto, ma anche pittore e biografo. Geniale in tutti e tre gli aspetti.

Certamente per il suo successo è stata fondamentale l’alleanza da lui stabilita fra le arti e la parola scritta. L’arte che interpreta la parola e dunque diviene colta e capace di esprimere messaggi anche politici. E la parola la sua - che descrive, testimonia, elogia, rende noti e celebri i fenomeni visivi. Le “Vite” degli artisti furono in quel senso il suo massimo strumento; e lo sono anche per noi.

Nell’anniversario dei 500 anni dalla nascita la Soprintendenza Speciale per il Polo Museale di Firenze e la Galleria degli Uffizi gli hanno dedicato una mostra, che racconta la sua opera più importante come architetto, gli Uffizi appunto, e il suo legame con Cosimo dei Medici. Un legame speciale, iniziato con una certa diffidenza del duca nei confronti di questo artista troppo “viaggiatore”. Solo dopo che lo accolse al suo servizio capì di poterci contare per grandi imprese e strinse con lui una alleanza che durò fino al 1574, anno della morte di entrambi: un ventennio straordinario di costruzioni e di abbellimenti dello Stato.

Contemporaneamente, ad Arezzo, si sono inaugurate due mostre che raccontano il Vasari scrittore e pittore (Svegliando l’animo di molti a belle imprese- Il Primato dei toscani nelle vite del Vasari fino al 9 gennaio 2012 presso la Basilica inferiore di San Francesco e Giorgio Vasari. Disegnatore e Pittore fino all’11 dicembre 2011 presso la Galleria comunale d’arte contemporanea ndr). Se nella pittura fu protagonista nella messa a punto del cosiddetto Manierismo tosco-romano - uno stile elegante, basato su un disegno potente e studiato, su colori sofisticati e preziosi, che prendeva spunto dai venerati esempi di Michelangelo – Vasari è riconosciuto universalmente anche per quanto riguarda la sua opera biografica, dedicata alle vite e alle opere dei maestri di oltre tre secoli. La sua Vite de’ più eccellenti pittori, sculturi e architettori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri, opera del 1550, rappresenta un lavoro di recupero di documenti e testimonianze straordinario.

Viaggiando per l’Italia, Vasari poté anche vedere di persona molte delle opere e dei luoghi di cui scrisse. Un reporter d’eccezione insomma che, con il suo stile vivace, ricco di aneddoti e di commenti anche personali, è riuscito ad aggiungere fascino alla sua prosa. Il suo monumento letterario è tuttora un testo fondamentale per la storiografia artistica. La mostra di Arezzo sulle Vite diventa spunto per godere dell’arte toscana, dal Medioevo al Rinascimento, poiché il percorso ideato per la basilica di San Francesco prende il via da coloro che Giorgio Vasari considerava precursori della maniera moderna e prosegue sino al trionfo di quest’ultima con Michelangelo, apice di tutte le arti. Il senso del divenire tipico dell’evoluzionismo vasariano è reso dall’allestimento, costituito da una sorta di percorso per tappe ideali che collegano il punto di partenza, Cimabue, con quello di arrivo rappresentato da Michelangelo. In mostra circa 60 opere dei principali autori toscani quali Giotto, Duccio, Masaccio.

Il Vasari uomo fu un lavoratore instancabile, un po’ vanitoso, suscettibile. I rapporti con il potere costituito furono sfaccettati, entro il costume di un’epoca in cui il confine tra legato e asservito era molto sottile. In apparenza il duca comandava e l’artista, come tutti gli altri colleghi, eseguiva: ma spesso fu il duca ad accogliere le idee suggerite dal Vasari (ispirate e sostenute da fior di letterati come Bartoli e Borghini), e a mettere a disposizione il potere e il denaro per realizzarle. Giovan Battista Vico, qualche anno più tardi, sostenne che il vero ingegno è mettere insieme diverse facoltà.

In questo il Vasari fu un esempio superlativo e si può affermare senza timore che questa era una sua caratteristica personale, che metteva a frutto e arricchiva l’eredità delle versatili botteghe fiorentine rinascimentali. Fosse nato oggi, 500 anni più tardi, penso che sarebbe lo stesso un formidabile creativo: architetto, artista, regista, designer…Un contemporaneo e un innovatore oggi, come lo è certamente stato nel passato: uomo e artista che vide molto lontano e profuse il massimo impegno nel promuovere Firenze, corrispondendo così al desiderio dei Medici ma senza perdere di vista l’interesse degli artisti del suo tempo, lui compreso naturalmente. Unico e insostituibile, questo è per me Giorgio Vasari. Anche al di là del ruolo che ricopro, l’opera che preferisco è il complesso degli Uffizi, che lo rivela nel pieno delle sue capacità creative, progettuali e organizzative .  

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