I Tesori dell'Opificio delle Pietre Dure
Il 29 febbraio, porte aperte dentro un dei luoghi d'arte e restauro più magici al mondo, con vista sui tesori da restaurare
La "Deposizione dalla Croce” di Rosso Fiorentino, la “Vergine in Gloria e otto Santi” di Giovanni Bellini, il “Ritratto di Papa Leone X con i cardinali nipoti Giulio de Medici e Luigi de Rossi” di Raffaello, “La Pietà di Luco” di Andrea del Sarto: sono tutte preziose opere d’arte attualmente custodite all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, che sabato 29 febbraio, dalle ore 10, apre al pubblico in via eccezionale il suo laboratorio.
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L'Opificio della Pietre Dure di Firenze, fa parte di uno di quei tesori, preziosissimi e forse un po’ meno conosciuti, della scena artistica fiorentina. Ha contribuito alla bellezza e alla gloria di opere come la Madonna del Cardellinodi Raffaello della Galleria degli Uffizi o la Pala di San Zenodel Mantegna, tanto per citare due dei più recenti capolavori d’arte italiani che sono stati studiati, recuperati e portati a nuova luce dai suoi oltre 45 restauratori.
L’Opificio delle Pietre Dure e laboratori di restauro vanta un’importante e composita tradizione che risale inizialmente alla seconda metà del Cinquecento, quando venne fondato da Ferdinando I de’ Medici come manifattura artistica specializzata nella lavorazione delle pietre dure.
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Attività che è stata mantenuta anche durante la dinastia lorenese e che ha superato la crisi - dovuta alla fine del Granducato di Toscana, uno dei principali committenti - aprendosi al settore del restauro, strumento comune nei paesi europei per la conservazione delle memorie materiali e delle identità nazionali.
La seconda realtà che ha dato origine all’Istituto è quella del Gabinetto Restauri della Soprintendenza delle Belle Arti di Firenze - il primo laboratorio di restauro moderno d’Italia fondato nel 1932 da Ugo Procacci - che inserì l’applicazione delle indagini scientifiche come atto preliminare al restauro, a cominciare dalla radiografia delle opere.
Oggi, l’Opificio delle Pietre Dure rappresenta uno degli istituti più importanti nel settore del restauro a livello mondiale e svolge la sua attività in tre sedi distinte nel cuore di Firenze: in via degli Alfani sorge quella storica che ospita i laboratori di restauro di materiali lapidei, mosaico e commesso di pietre dure, materiali ceramici e plastici, bronzi e armi antiche.
Il grande spazio alla Fortezza da Basso, dove l’Opificio si trasferì in seguito alla terribile alluvione del ’66, ospita invece il laboratorio di restauro dei dipinti su tela e tavola, sculture lignee policrome, materiali tessili, cartacei, pitture murali mentre la terza sede - la Sala delle Bandiere di Palazzo Vecchio - ospita il laboratorio arazzi.
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Riflesso della vita e delle vicende della secolare attività produttiva dell’Opificio è il Museo, ristrutturato nel 1995 da Adolfo Natalini. Il criterio tematico permette di percorrere il processo completo dell’attività del restauro, dall’ideazione all’opera finita: le produzioni del periodo granducale mediceo e lorenese sono documentate nelle sale ricavate dal salone principale, quelle del periodo postunitario nelle salette ottocentesche mentre il piano soprastante il salone è dedicato alle tecniche di lavorazione, dal campionario lapideo ai piani di lavoro agli strumenti.
Il Museo si trova nelle sede storica di via Alfani insieme alla biblioteca e alla scuola di alta formazione, una delle più prestigiose del settore.
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E’ possibile accedere all’Opificio solo ed esclusivamente attraverso visite guidate dai restauratori dell’Istituto. La visita ha la durata di un’ora (per ciascuna delle tre sedi) e sono ammessi gruppi di massimo 20 persone.
Per quanto riguarda il Museo invece, le visite prevedono gruppi di massimo 30 persone (accompagnate dal personale di vigilanza). La durata massima è un’ora. Maggiori informazioni su servizi ed orari sono disponibili sul sito www.firenzemusei.it