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4 Ottobre 2019

Il mio nome è Rocco

Il nuovo proprietario della Fiorentina racconta la sua passione per il calcio nata in Calabria e cresciuta nel Bronx

La prima sera che è arrivato a Firenze, i tifosi della Fiorentina lo hanno accolto con una serenata sotto le finestre dell’hotel Savoy. Rocco Commisso, 69 anni, è il nuovo proprietario della Fiorentina. Nato a Marina di Gioiosa Ionica, in Calabria, nel 1962, dodicenne emigra in Pennsylvania con la madre e le sorelle per raggiungere il padre che faceva il falegname e il fratello più grande.

Dopo un anno, tutta la famiglia si trasferisce a New York, nel Bronx. Quanto a lui, arrivato senza sapere una parola d’inglese, grazie a una borsa di studio ha preso due lauree alla Columbia University a cui è rimasto legatissimo: l’Università nel 2013 gli ha intitolato il proprio stadio di calcio. Dalla Columbia University, la rapida ascesa nel mondo della finanza. Lavora a JP Morgan, alla Royal Bank of Canada, si lancia negli affari. Quello della vita si chiama Mediacom, fondato da zero nel 1995 e oggi è una delle più grandi compagnie di telecomunicazioni con sede nello stato di New York. Commisso è un uomo genuino, diretto, senza maschera. Un self made man, che ha mantenuto fino ad oggi l’autenticità del ragazzo calabrese cresciuto nel Bronx. 

Quando si è innamorato del calcio? Qual è il giocatore che l’ha fatta appassionare a questo sport?
Già in Calabria tiravo calci al pallone, era l’unico sport possibile. Avevo sette, otto anni. D’inverno, coi ragazzini del paese giocavamo davanti alla stazione, d’estate in spiaggia sulla sabbia. All’epoca tifavo per la Juventus. Erano i tempi di Sivori, Charles, Boniperti, Nicolai. Ho iniziato ad appassionarmi al calcio grazie a loro, erano i più bravi.

Come è andata, poi, quando è arrivato negli Stati Uniti?
Quando sono arrivato in Pennsylvania dalla Calabria, è stato il primo anno in vita mia che ho studiato e basta. In quell’anno ho provato tre sport, il baseball, il calcio e dopo il basket. Il calcio mi piaceva di più. Poi ho cominciato a lavorare e di sport serio non ne ho fatto più fino al college.

Lavorava e studiava?
Sì, per pagare la retta annuale della scuola. Dai quattordici ai diciassette anni lavoravo quaranta ore a settimana con mio fratello, il maggiore, che gestiva una tavola calda. Poi nella pizzeria che lui ha aperto dopo un po’ di tempo sulla 238esima strada. Si chiamava Pizza Time. La prima nel Bronx a fare consegne a domicilio. L’unico svago era il calcio. Mi piaceva, ero forte con il pallone tra i piedi. Mi ha aiutato ad andare avanti negli studi.

Quando è entrato alla Columbia University?
A diciassette anni.

Alla Columbia in che ruolo giocava?
Giocavo in difesa, numero cinque. Ma poi giocai all’attacco, nell’ultimo anno, e segnai tanti goal anche se gli americani erano più alti e robusti.

Quali sono stati gli anni più belli dell’Università?
Gli anni undergraduate in cui giocavo tantissimo a calcio e durante i quali ho conosciuto tutti gli amici che ho ancora adesso.

Qual è il valore più importante che ha guidato la sua carriera?
La dedizione al lavoro... ed essere molto leale. La lealtà. Questi valori dettano le regole anche nella mia azienda. Mi piace pensare che se tu ti prendi cura di me, io mi prendo cura di te. Vorrei portare questa filosofia nella Fiorentina ‘Take care of me and I’ll take care of you’.

Pensa che dovrà dedicare molto tempo alla Fiorentina?
All’inizio pensavo di no, ma adesso sta prendendo il 98% del mio tempo. Ho appena iniziato, è tutto nuovo per me, siamo in Italia, la cultura è diversa… ho dovuto firmare più carte legali in questa operazione in Italia di quante ne ho firmate in tutta la mia vita! Ma è il sistema italiano.

Qual è stata la prima cosa che ha fatto quando è arrivato a Firenze?
Trent’anni fa regalai a mia moglie un anello che avevo comprato in una gioielleria sul Ponte Vecchio. Lei poi l’ha perduto. La prima cosa che ho fatto quando siamo tornati a Firenze, le ho detto che le volevo fare un regalo, e siamo andati a ricomprare l’anello che aveva perso.

Cosa pensa di questa città?
Firenze è davvero una capitale internazionale, è conosciuta in tutto il mondo come città che rappresenta il meglio della cultura italiana.

Un sogno per Firenze e per la Fiorentina?
Non prometto nulla. Sogno di investire in Italia, gli investimenti che voglio fare sono intelligenti e non devo chiedere conto a nessuna banca. Vediamo cosa succede, cerchiamo di risolvere gli aspetti alle infrastrutture. Ho 69 anni, non ne aspetterò altri 10, voglio fare veloce. 

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