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Massini sulla scena del Teatro della Pergola nel 2021 durante una delle sue Storie di teatro popolare (ph. Filippo Manzini)

text Teresa Favi
photo cover Filippo Manzini

24 Settembre 2022

La nostra intervista a Stefano Massini

Il grande drammaturgo di origini fiorentine si racconta dagli esordi come attore alla vittoria del Tony Award a Broadway

“Chi vive a Firenze, vive immerso in una quantità meravigliosa di echi, rimandi, sollecitazioni d’arte e di storia. Ogni personaggio raffigurato, ogni dipinto o scultura è un racconto, per quanto sotto forma di immagini e non di parole. Credo sia impossibile non essere condizionati da queste storie, che ci ritroviamo sottopelle senza volerlo”.

Stefano Massini (Firenze, 22 settembre 1975) è un grande scrittore e drammaturgo, il primo drammaturgo italiano ad aver vinto un Tony Award. È anche un apprezzato narratore televisivo e teatrale (ph. Marco Borrelli)

Stefano Massini è uno dei più acclamati drammaturghi della scena mondiale, oltre che scrittore, cantastorie e narratore con i suoi interventi a Piazzapulita su La7 e la trasmissione di successo Ricomincio da RaiTre seguiti da un pubblico incallito, tra cui molti giovani e giovanissimi. Nato e cresciuto a Firenze, inizia a scrivere per il teatro dopo l’incontro folgorante con il regista Luca Ronconi. Le sue pièce e i suoi libri sono stati tradotti e allestiti dagli Stati Uniti all’Africa e dalla Francia al Giappone. Con Lehman Trilogy - saga familiare e racconto epico attraverso centosessanta anni di capitalismo, l’ultima opera diretta da Luca Ronconi e poi rappresentata in tutto il mondo (anche dal premio Ocar Sam Mendes) - Massini è il primo italiano nella storia a vincere un Tony Award (l’Oscar del teatro americano), che gli è piovuto addosso il 12 giugno scorso a New York, al Radio City Music Hall di Broadway, in diretta CBS davanti a 45 milioni di americani.

La prima messa in scena della 'Lehman Trilogy' con la regia di Luca Ronconi (ph. Luigi Laselva)

Quando e come il teatro è entrato nella sua vita?

Ho sempre desiderato un futuro nel teatro ma prevedendo una strada travagliata e complessa ho attivato molto presto un piano B, insegnare; e per un breve periodo l’ho anche fatto, ho insegnato latino e greco in un liceo. In teatro ho cominciato da attore, ma mai e poi mai avrei immaginato di scrivere.  Poi, nel 2000, accadde una cosa che cambiò tutto. Feci da assistente alla regia a Luca Ronconi al Piccolo Teatro di Milano. Mi piaceva quel meraviglioso mondo della regia, ma quando mi suggerì di esplorare la strada della scrittura - giudizio nato dagli appunti che gli scrivevo - fu la svolta, anche se c’è voluto del tempo prima che considerassi la scrittura come la mia principale attività. Un giorno, dopo anni passati a fare il regista su testi altrui, mi feci coraggio e inviai un mio testo al Premio Riccione, L’odore assordante del bianco. Vinsi all’unanimità il massimo riconoscimento per la scrittura teatrale in Italia, il Premio Pier Vittorio Tondelli. Era il 2005. Da quel momento ho trovato il mio baricentro nella scrittura e dato una svolta alla mia carriera.

Stefano Massini in 'Storie' al Teatro della Pergola (ph. Filippo Manzini)

L’insegnamento di Ronconi a cui ricorre ogni giorno?

‹Ogni volta che fai qualcosa chiediti che cosa la gente si aspetti da quella cosa e quella è proprio la cosa da non fare’. Questo è l’insegnamento più drastico e che mi tengo più stretto.

Che legame ha con Firenze?

I miei familiari vivono a Firenze, io nell’anello verde che la circonda. E’ la città dei miei studi, del mio esordio d’attore, ma le esperienze importanti le ho fatte fuori e anche i primi riconoscimenti sono arrivati dall’estero.

Firenze è mai stata spunto per i suoi romanzi o per le sue opere teatrali?

Ho sempre scritto storie ambientante all’estero. Amo il rapporto tra i luoghi e il mondo, e per andare trovare echi e rimandi tra i miei scritti e Firenze bisogna cercarli più fra le pieghe di altre storie che racconto. Per esempio, nella storia della banca internazionale Lehman: la fortuna di Firenze è legata proprio alle banche e ai primi grandi banchieri della storia, i Peruzzi e i Bardi. Insomma, non credo sia un caso che un fiorentino abbia raccontato l’epopea di una banca straniera, anche se non è quella della sua città. E poi c’è l’arte di Firenze. Il Masaccio e il Brunelleschi sono dentro le mie opere.

Stefano festeggia la vittoria del Tony Award, durante una delle sue esibizioni del 17 luglio 2022, circondato dall'affetto del pubblico del teatro romano di Fiesole (ph. Marco Borrelli)

La vedremo in scena a dicembre con il suo nuovo spettacolo sull’Interpretazione dei sogni al Teatro della Pergola.

Una grande avventura, in cui metto tutto me stesso. Ognuno di noi ha un baule di titoli che fanno la propria visione del mondo e della realtà. Per me tra questi titoli c’è L’interpretazione dei sogni di Sigmund Freud. Un testo basilare che ha cambiato il Novecento nella realtà e con la realtà. Lavorare su questo materiale e poterlo raccontare dal vivo in teatro sarà un’esperienza molto intensa.

Il suo prossimo progetto di scrittura?

Un testo ampio, come piace a me, dedicato alla storia della bomba atomica che vedrà la luce prossimamente, credo pima all’estero e poi in Italia. Si intitola Manhattan Project ed è la storia di come gli Stati Uniti sono arrivati al lancio della bomba atomica su Hiroshima e Nagasaki.

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