La Console Generale a Firenze, Ragini Gupta, ci svela i suoi luoghi del cuore a Firenze
La nostra intervista alla console, arrivata a Firenze nel luglio 2020
“Ricordo ancora l’emozione del momento in cui io e la mia famiglia stavamo per atterrare a Firenze, e all’improvviso abbiamo intravisto dal finestrino dell’aereo la Cupola del Duomo… Incredibile… eravamo a pochi metri da quel simbolo della città che si vede ovunque nel mondo. Ringrazio ogni giorno di avere l’opportunità di sperimentare la ricchezza, bellezza, il patrimonio di questa città”. Chi parla è Ragini Gupta, Console Generale degli Stati Uniti di stanza a Firenze da luglio 2020. Avvocato newyorkese, entrata nel servizio diplomatico degli Stati Uniti dal 2002, è sposata con un diplomatico di carriera e madre di due figli di 14 e 10 anni. Con incredibile empatia e positività, ci ha aperto le porte della bellissima sede del Consolato Americano, affacciato sui Lungarni.
Signora Gupta, cosa significa per lei essere Console Generale a Firenze?
Significa approfondire le relazioni già così strette tra di noi, tra il popolo americano, gli Stati Uniti d’America e la Toscana. Le priorità del mio mandato è innanzitutto il benessere, l’incolumità dei residenti americani e anche dei dipendenti del consolato. Un altro obiettivo importante, legato gli effetti critici della pandemia, è approfondire e facilitare gli investimenti bilaterali per spingere la ripresa economica condivisa. L’altra priorità è favorire il ritorno degli studenti e dei turisti americani a Firenze. Perché secondo me la nostra partnership geostrategica già così importante e fondamentale, poggia su un’amicizia vera e reale. Quest’amicizia è costruita dalle esperienze, memorie, rapporti, il turismo, lo studio, lo scambio culturale, l’emigrazione, i rapporti sociali e personali fra di noi.
Quali sono i personaggi americani che hanno vissuto a Firenze che le piace ricordare?
Essendo una diplomatica, ricordo il primo ambasciatore americano in Italia, George Marsh che ricevette questo incarico dal presidente Abraham Lincoln. Visse a Firenze che all’epoca era la capitale del neonato Regno d’Italia. Marsh amava sia la città che la campagna, era un grande estimatore di Vallombrosa, dei suoi boschi e dell’antica abbazia. Una cosa che condivido anch’io: adoro la città ma anche tutto quello che c’è intorno a noi. Sono molto affascinata dalle bellezze naturali che circondano Firenze. Ogni weekend mi piace andare alla scoperta di posti nuovi in campagna. Insomma, mi capita spesso di sentirmi nei panni di George Marsh.
Firenze, in questo periodo, ospita la mostra di Jeff Koons, uno degli artisti americani contemporanei più apprezzati nel mondo. Lei cosa ama della sua arte e della sua personalità?
Ho vissuto a New York negli anni ’80 e ’90, anni in cui Koons è diventato una star, un ‘nome’ - come si dice in Italia - citato ovunque. Da allora ho sempre amato il suo stile, lo spirito e il suo messaggio ottimista. In questi momenti un po’ bui a causa della pandemia, la gioia, la meraviglia, lo stupore che le sue opere esprimo sono molto importanti, e le sue opere ci trasportano in un mondo dove si può sognare e recuperare per poter andare avanti. Credo che la mostra di Jeff Koons sia arrivata al momento giusto a Firenze.
Forse è servita anche a far tornare anche gli americani in città?
Credo di sì, insieme all’arte americana stanno tornando gli studenti e i turisti americani… la rinascita è già palpabile.
Quali sono i suoi luoghi prediletti in città?
Per me, la città è un museo vivente. Ogni giorno per sollevarmi e ispirarmi ho fatto delle incredibili camminate. I luoghi che mi hanno emozionata di più sono le basiliche di San Miniato al Monte, Santa Croce, Santa Maria Novella e la cupola del Duomo… camminavo da una chiesa all’altra anche per apprezzare la bellezza e ringraziare la città; respirare il genio che aleggia ovunque qui a Firenze. Però mi piacciono molto anche i musei: i più noti, come gli Uffizi e l’Accademia, ma anche il Museo di San Marco e le Cappelle Medicee. Le opere conservate nelle chiese e musei fiorentini, sono i capolavori che ho studiato molti anni fa quando ero studentessa. L’arte è una fonte inesauribile di ispirazione e uno stimolo a migliorarci.
Quali sono i piatti preferiti dalla Console americana?
Sicuramente la bistecca alla fiorentina che trovo irresistibile e la pasta al ragù di cinghiale. Non l’avevo mai mangiato prima ed è squisito, ha un sapore incredibile. Io e la mia famiglia amiamo i piatti tradizionali, ma apprezziamo anche l’innovazione nell’enogastronomia, dunque la cucina gourmet espressa al meglio nei vostri ristoranti stellati. A Firenze e in Toscana c’è un ecosistema enogastronomico di altissimo livello. Si mangia benissimo ovunque, che sia una bistecca alla fiorentina in trattoria o un piatto di innovazione in un ristorante stellato.