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Wanda Ferragamo nel giardino della sua residenza il Palagio a Fiesole, nelle colline panoramiche sopra Firenze, negli anni 70

Text Teresa Favi
Photo Credits Salvatore Ferragamo

17 Dicembre 2021

La Maison Salvatore Ferragamo celebra il centenario dalla nascita di Wanda Miletti Ferragamo

La nostra intervista a questa donna leggendaria

Il 18 dicembre 1921 nasceva Wanda Miletti Ferragamo. Dal 1960 al 2018, quando è scomparsa, è stata la guida intelligente e solida della Maison Salvatore Ferragamo; una donna che ha saputo perfettamente unire la femminilità più tradizionale dell’essere dedita alla casa e alla famiglia con l’impegno nel lavoro e nella società. Nell’agosto del 1960, dopo la prematura morte dell’amato marito Salvatore, Wanda  decide di assumere la presidenza dell’azienda e coniugare questa nuova dimensione della sua vita con la cura della famiglia e dei suoi figli, alcuni dei quali ancora piccoli; sceglie di portare avanti il progetto del marito e di onorarne la memoria; compie una scelta culturale, nell’accezione piena del termine, con l’intento di custodire e rafforzare quel sogno che aveva condotto Salvatore in America e poi in Toscana, a Firenze, luogo di elezione per i due coniugi.

In quest'occasione speciale riproponiamo qui di seguito la nostra intervista che questa una donna straordinaria ci ha rilasciato esattamente 10 anni fa, quando ancora ricopriva la carica di Presidente Onorario della famosa casa di moda fondata dal marito.

Non si è ancora stancata di lavorare? 

Non ci si può staccare da qualcosa in cui si crede da sempre. Vede, la storia di mio marito è così eccezionale, talmente bella che ho sempre sentito il bisogno di tenerla viva, alimentarla, e lo farò finché mi sarà possibile”. 

Le trema la voce quando ricorda che al funerale di Salvatore, morto nel 1960, i dipendenti dell’azienda le sussurrarono “signora, ce la faremo, vedrà, l’aiuteremo noi”. Aveva solo 38 anni e sei figli, dai 2 ai 17 anni

Salvatore e Wanda Ferragamo con i figli nel giardino della villa Il Palagio

Non aveva mai lavorato prima di allora? 

Veramente no. Mi sono rimboccata le maniche e ho imparato dai collaboratori più fedeli. Chi lo conosceva, era affascinato dal suo genio e anche dal suo modo di trattare i suoi dipendenti, come dire, da pari a pari. 

Anche Salvatore Ferragamo era partito da zero, vero? 

Era nato come me a Bonito, un paesino due province più a sud di Napoli. Undicesimo di quattordici figli. Aveva iniziato a lavorare a 9 anni nella bottega di un calzolaio che stava sotto casa. A 15 raggiunse alcuni suoi fratelli emigrati in California. Nove anni dopo era il calzolaio più richiesto di Hollywood. 

Perché decise di rientrare in Italia, proprio a Firenze? 

Il mito dell’artigianato fiorentino era arrivato fino alle orecchie degli americani comprese quelle, molto attente, di Salvatore. Le ricche ereditiere dicevano che a Firenze potevano trovare la più bella lingerie ricamata, straordinaria argenteria, il cuoio lavorato in modo eccellente, i migliori cappelli di paglia del mondo. Salvatore, dopo tredici anni di successi in America, capì che per raggiungere i suoi obiettivi doveva attingere a quel pozzo di specialità artigiane. 

Wanda con i figli Fiamma, Giovanna, Leonardo, Ferruccio, Fulvia Ferragamo sul tetto di Palazzo Spini Feroni nel 1983. Foto David Lees

Cosa l’affascinava di suo marito? 

Aveva carisma e uno straordinario modo di fare, un grande stile... Emanava calore e signorilità. Amava le cose belle, ma detestava l’ostentazione. 

Come vi siete conosciuti? 

Venne a Bonito i primi di settembre del 1940 per inaugurare la mensa dei poveri che mio padre, medico condotto e uomo molto umano, aveva fatto costruire grazie anche al suo contributo. Andai a aprirgli la porta. Arrivò con un’Alfa Romeo argento, gli interni di marocchino rosso (l’unica debolezza di Salvatore erano le belle automobili). Lo accolsi con un sacco di complimenti. E lui, inorgoglito quanto sorpreso: «Ma signorina, come fate a conoscermi?». «Be’, sa, le riviste...». In verità al paese non arrivava nemmeno il quotidiano. Quelle cose le avevo sentite mormorare giorni prima. Si trattenne un po’ con me, mi disse che voleva vedere il mio piede per inviarmi le sue ultime creazioni. Così mi convinse a togliermi una scarpa. A quel punto, che ti vediamo? Un buchino nella calza proprio sull’alluce del piede… Io, rossa come un peperone. 

Wanda Miletti e Salvatore Ferragamo, metà anni quaranta

Un disastro, e cosa accadde? 

La mattina seguente mi arriva un gran fascio di tuberose con un biglietto: «Potrei rivederla?». Non ci crederà, ma da allora ogni volta che sento il profumo delle tuberose mi ricordo di quel giorno. Rose e tuberose continuarono ad arrivare a casa per giorni e giorni. Mi sembrava di sognare. Mio padre non ne voleva sapere per via della differenza d’età, 24 anni. Ma Salvatore riuscì a conquistare anche lui. Due mesi dopo, il 9 novembre, mi portò all’altare, a Napoli nella chiesina di Santa Lucia. Quella notte cominciarono a bombardare Napoli e noi, già a Sorrento, trascorremmo la prima notte sulla terrazza dell’albergo a guardare impauriti i bombardamenti. Dopo tre settimane di luna di miele (Sorrento, Amalfi, Capri e poi la costa Ligure fino a San Remo) per la prima volta vidi Firenze e la mia nuova casa. Fu così che iniziò la mia nuova vita.

Venivano a Firenze per farsi fare le scarpe da suo marito teste coronate, mogli di capi di stato, attrici famose. Tra tutte, qual è la persona che le è più rimasta nel cuore?

Audrey Hepburne: elegante, sofisticata ma soprattutto una donna di un’umanità straordinaria. Le racconto un aneddoto. Stavamo cenando al Palagio, a un certo punto si sente un gran colpo metallico, un pesante cucchiaio era caduto a un cameriere. Tutti ci siamo girati, ma lei non ha battuto ciglio e ha continuato a mangiare facendo finta di niente, per non mortificare il ragazzo. 

L’attrice Audrey Hepburn con Wanda e Salvatore Ferragamo davanti Palazzo Spini Feroni a Firenze nel 1954. Foto Archivio Locchi

Autore di quasi 400 brevetti e dotato di una fantasia sconfinata, quali sono state le più grandi intuizioni di suo marito? 

La più importante, e non se ne parlerà mai abbastanza, fu l’arco metallico di supporto per il tacco, inventato nel 1920, frutto della sua maniacale ricerca scientifica sulla struttura del piede. E poi la scarpa fatta con le cartine delle caramelle, la suola di sughero, le tomaie in pelle di pesce, il sandalo invisibile con la tomaia in fili di nylon, che nel 1947 gli valse il Neiman Marcus award, l’Oscar della moda. Lo avevano suggestionato le lenze dei pescatori appostati sui lungarni. 

Se lo ricorda il suo primo paio di Ferragamo? 

Certo che me lo ricordo: erano un bellissimo paio di allacciate con il tacco e la tomaia lavorata a formare un motivo di piccole scaglie di pesce.

Wanda Ferragamo con alcuni modelli creati da Salvatore, anni quaranta

Una passione e un segreto di Wanda Ferragamo?

Passione, le camelie. Segreto… un oggetto che nessuno conosce al di fuori della mia famiglia. Un bambolotto d’argento con la base rotonda che lo fa oscillare ma un peso al centro che lo riporta sempre in asse. E’ il regalo che ho fatto ai miei nipoti quando sono nati. Alla signora Pagliai, l’artigiana che li realizza per me, ho fatto incidere su ciascuno: Ritornate in asse e proseguite diritti sulla strada dei principi e della rettitudine indicatevi, Nonna Wanda. E’ una frase consolante, perché a tutti i ragazzi può capitare di fare qualche pensata, ma non si devono disperare, tipo «sarò cacciato dalla famiglia», no, l’importante è che tornino in asse.

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