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14 Giugno 2019

Le nozze di Figaro

Sonia Bergamasco, il debutto al Maggio Musicale e la sua Firenze piena di ricordi

Sonia Bergamasco debutta alla regia del teatro d’opera a Firenze con Le nozze di Figaro, primo titolo della trilogia mozartiana che il principale teatro lirico fiorentino propone, a partire dall’82° Festival del Maggio Musicale, in una lettura tutta al femminile. Bella, passionale, piena di affetti e ricordi, una intelligenza profonda che le consente di abbracciare qualsiasi argomento. Gli studi di pianoforte al Conservatorio di Milano, dove è nata; il palcoscenico del Piccolo di Milano, dove Giorgio Strehler la scopre e la dirige in alcuni memorabili spettacoli. Poi il cinema. Film d’autore, pellicole poetiche. E la televisione. Tutti riconoscono in lei Livia, la fidanzata di Montalbano. Lavora, non si ferma mai. Ha due figlie, nate dal matrimonio con l’attore Fabrizio Gifuni: una relazione che dura da venti anni.

Per Le nozze di Figaro, in scena dal 15 al 21 giugno, ha lavorato nella sala prove del teatro fiorentino per un mese intero con i cantanti e la direttrice d’orchestra Kristiina Poska, tutti i giorni, dalla mattina alla sera. Alla fine di una di queste giornate, si è concessa con curiosità e spirito di collaborazione a questa intervista e agli scatti in esclusiva per Firenze Made in Tuscany.

“Il lavoro sulle Nozze di Figaro per me è iniziato in realtà un anno fa quando mi ha telefonato Cristiano Chiarot, il Sovrintendente, facendomi questa proposta indecente”.

E lei come ha reagito?
Stupita ma anche emozionata. Quest’opera è un vertice della drammaturgia del teatro musicale. Una specie di Everest che in un anno ho cercato di scalare.

Da dove è iniziata la sua scalata?
Dallo spartito. E’ stato un viaggio musicale prima di tutto: attraverso la musica, i gesti della musica, mi è arrivata la visione chiara di ciò che desideravo mettere in scena e di come volevo raccontare questa storia.

Come si è tradotto questo lavoro sulla scena?
Non ho sentito l’esigenza di trasportare la storia in un tempo che non fosse quello del gioco immaginato da Mozart. Lo spazio scenico viene scoperto man mano che il racconto si articola, fino ad arrivare alla profondità del giardino notturno. Un giardino-labirinto in cui, in una notte shakespeariana, i personaggi si incontrano scoprendosi altro da sé. I costumi sono bellissimi. Lavorare con i cantanti, tutti italiani, giovani ma già affermati, è stato veramente appassionante. Si sono rivelati artisti generosi, ma anche desiderosi di fare un buon lavoro sulla recitazione.

Non è la prima volta che si imbatte in Mozart, vero?
Sì, Mozart era già un amico, avevo lavorato altre volte in passato al suo teatro d’opera, anche al Conservatorio.

Dunque, prima la musica, poi il teatro.
Sì, Strelher è stato l’inizio. Poi Carmelo Bene, un incontro decisivo. Grazie a lui ho capito che fare teatro per me significava infondo fare musica. Penso che ognuno di noi dovrebbe trovare la propria musica.

E il cinema?
E’ venuto dopo, con Silvio Soldini. Il mio primo lavoro con lui era un corto, interpretavo una lettrice. Poi ho lavorato con Giuseppe Bertolucci, sia in teatro che al cinema, un grande artista e per me anche un grande amico.

Con quale criterio sceglie i suoi lavori?
Mi piace cambiare e mettermi alla prova in situazioni anche molto diverse tra loro.

Cerca anche altro però...
Ho bisogno che una storia mi convinca, mi diverta e che la situazione mi consenta di fare un lavoro bello.

Cosa ha apprezzato di Firenze in questo periodo?
Mi sono imposta di girarla a piedi per ritrovare o scoprire luoghi dell’anima come il Bargello. Ho visitato la mostra del Verrocchio, sono stata al Cinema Odeon, una meraviglia.

Che effeto le fa questa città?
E’ così bella che un po’ paralizza. Poi però ci sono quartieri come Sant’Ambrogio e San Frediano dove la vitalità popolare è molto forte.

Sonia Bergamasco e Firenze, prima delle Nozze di Figaro.
A Firenze ho girato La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana, l’alluvione, la scena agli Uffizi per salvare i volumi. Ho lavorato con Tempo Reale, in un luogo bellissimo, a Villa Strozzi. Ed è qui che ho conosciuto mio marito. L’incontro è stato sulle scene della Trilogia della villeggiatura di Goldoni diretti da Massimo Castri, con cui abbiamo iniziato anche le nostre carriere. Insomma, la nostra vita, passata per un fiorentino... 

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