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29 Aprile 2019

Michelangelo Pistoletto & Pascale Marthine Tayou

Fino al 1° settembre, alla Galleria Continua di San Gimignano, la grande mostra "Una cosa non esclude l'altra"

Galleria Continua è lieta di presentare “Una cosa non esclude l’altra", un progetto espositivo che riunisce sotto lo stesso titolo due mostre personali, quella di Michelangelo Pistoletto e di Pascale Marthine Tayou. Un percorso che intreccia, in un confronto creativo, differenze e antinomie e che traccia il viaggio di umanità e alterità che coesistono in esso. 

Michelangelo Pistoletto e Pascale Marthine Tayou sono interpreti di un’arte aperta al dialogo e allo scambio. La loro opera si presenta come una ricerca in continua evoluzione ed espansione, intesa a ripristinare il contatto tra l’esperienza artistica e il mondo esterno. Un dialogo a più voci quello che si manifesta nella pratica multidisciplinare di Pistoletto, un’estetica che si fonda sulla relazione e sulla partecipazione capace di uscire dai confini dell’opera. Ridefinizione delle problematiche postcoloniali attraverso l’esperienza europea, riflessioni su questioni legate all’immigrazione, al ruolo dell’individuo, all’identità nazionale e culturale, la pratica di Tayou.

La mostra si apre con una delle opere più emblematiche di Pistoletto, la “Sfera di giornali”. La prima concepita dall’artista nel 1966 fu fatta rotolare per le strade di Torino nel dicembre 1967, una performance nota come “Scultura da passeggio”. I quotidiani con cui Pistoletto formò quella prima sfera riportavano notizie dei tumulti che agitavano l’Italia verso la fine degli anni Sessanta. In questa occasione Pistoletto crea una nuova sfera del diametro di più di 3 metri, ricoperta di giornali provenienti da tutte le parti del mondo l’opera si fa testimone dell’attualità del nostro tempo. Nella stessa sala, appese alle pareti, una serie di scritte a led di Pascale Marthine Tayou tratteggiano il villaggio globale palcoscenico del meeting point quotidiano del nostro vivere.

Nelle opere di Tayou prevale l’interesse per i materiali e i loro significati. In questa mostra utilizza chiodi arrugginiti dalle capocchie colorate mettendoli in dialogo con “Rotazione dei corpi” di Pistoletto. Il lavoro è costituito da due lastre trasparenti sulle quali è riprodotta una porzione di universo. Muovendo questi due elementi, si può cambiare in continuazione il punto attorno a cui tutte le stelle dell’universo girano. Per i due artisti non esiste dunque un centro unico nell’universo, ogni punto è il centro. Allo stesso modo ogni individuo è il centro della società.

Il lavoro di Pascale Marthine Tayou è volutamente mobile e sempre strettamente legato all’idea di viaggio e d’incontro con l’altro. Quella del viaggiatore per lui non è solo una condizione di vita, ma una condizione psicologica in grado di sovvertire i rapporti sociali, gli assetti politici, economici e simbolici del nostro vivere. In mostra incontra “FAME-AMORE-ARTE” (1968) una tra le opere storiche meno conosciute di Pistoletto: vecchie valige punteggiano il percorso espositivo.

Il confronto tra i due artisti continua attraverso una serie di sculture ‘appese’ e ‘sospese’, di opere risultato di gesto-azione, di video, di testi per concludersi nello spazio della platea. Qui uno studio sulle opere storiche di Pistoletto evidenzia l’interconnessione tra arte e vita, grandi specchi estendono lo spazio in un continuo presente, e contemporaneamente, riflettono noi stessi con tutto ciò che ci circonda. Una foresta di Tayou sfida la forza di gravità mentre grandi Poupées di cristallo soffiato si aggirano per lo spazio. “Una cosa non esclude l’altra”.

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