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Paolo Sorrentino ph Gianni Fiorito

text Giovanni Bogani photo Gianni Fiorito

24 Marzo 2022

La nostra intervista a Paolo Sorrentino

Il regista premio Oscar al Festival di Cannes con il suo nuovo film Youth - La giovinezza

Ha vinto l’Oscar per La grande bellezza, ha riportato il cinema italiano all’attenzione del mondo. Ha vinto, per lo stesso film, il Golden Globe, nove David di Donatello, cinque Nastri d’argento. E tutto è nato da Napoli, da una casa del quartiere del Vomero, dove Paolo Sorrentino è nato, 45 anni fa. 

E’ napoletano l’attore con cui ha condiviso gran parte del suo percorso di regista, fin dal primo film: Toni Servillo. Si chiamava Napoletani il primo film che Sorrentino ha scritto, con cui ha vinto il premio Solinas, e che poi non è stato mai realizzato. Mentre si chiama Polvere di Napoli il primo film al quale Sorrentino ha collaborato, nel 1998. Napoli nel cuore, anche nel tifo calcistico: il Napoli di Maradona, che fece impazzire tutta una città. E poi, da Napoli, la conquista del mondo cinematografico.  

Paolo Sorrentino ha raccontato Roma, ha raccontato la bellezza e l’orrore di un jet set romano, di una Dolce vita contemporanea, decadente, di una società che gira a vuoto su se stessa. Lo ha fatto con immagini memorabili, fotografate da Luca Bigazzi. 

Adesso, Paolo Sorrentino torna al festival di Cannes, al festival che lo ha lanciato nel mondo, che gli ha dato i primi premi importanti, che ha tenuto a battesimo i suoi film, da Le conseguenze dell’amore al Divo, fino a La grande bellezza. Il suo nuovo film, Youth - La giovinezza, in concorso al festival più prestigioso del mondo, vede protagonista l’attore britannico sir Michael Caine. Nel cast anche Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda. 

Youth ph. Gianni Fiorito

Partiamo da La grande bellezza. In tanti, nel mondo, hanno accostato il suo film a quelli di Fellini. Federico Fellini che cosa rappresenta per lei?

Il genio. Il più grande narratore di storia. E il vero padre della commedia all’italiana. La grande bellezza è un tributo, anche non del tutto intenzionale, a Fellini. Non volevo imitare il suo stile, perché è inimitabile.

La grande bellezza

Sul palco degli Oscar ha ringraziato i Talking Heads e Martin Scorsese. Che significato hanno per lei?

Sono stati la mia ossessione quando ero ragazzo. Li ascoltavo in continuazione. Ho fatto un film intorno a una canzone dei Talking Heads! Di Martin Scorsese mi restano nella mente le immagini di Re per una notte, la solitudine e la malinconia del protagonista. 

E Maradona?

Il più grande uomo di spettacolo che sia mai apparso da molti anni a questa parte. Il calcio è spettacolo, e Maradona è stato il suo più grande interprete.

Quando ha desiderato di fare cinema?

Quando ho visto Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. È curioso che mi abbia spinto verso il cinema un film che ha vinto l’Oscar, e che molti anni dopo sia passato anche io da quel punto lì.

Quanto è stato difficile all’inizio?

Molto. Convincere qualcuno a darti i fondi necessari per costruire un film, che è un’impresa costosa e faticosa, è un’impresa delicata, difficile. 

Per fortuna ho iniziato a Napoli in un momento in cui c’erano molti registi napoletani e molto fermento intorno a questa città: i film di Mario Martone, di Antonio Capuano, di Stefano Incerti hanno reso in qualche modo possibile anche l’esordio di un giovane come me.

Ha moglie e due figli grandi, Anna e Carlo. Che cosa ha cambiato la famiglia per lei?

La famiglia mi ha rimesso nella condizione ideale per poter vivere bene. Una vita di solitudine è una condizione di sopravvivenza. Quando possono, i miei figli vengono sul set. Ma per fortuna non mi prendono sul serio, né mia moglie né i miei figli. 

Toni Servillo è il protagonista de La grande bellezza, di Le conseguenze dell’amore, del Divo. Chi è per lei Toni Servillo? 

Con lui ho la sensazione che troverà il modo, la chiave per decifrare personaggi anche molto diversi da lui, e sempre il coraggio per affrontarli.

Paolo Sorrentino e Toni Servillo

Le polemiche su La grande bellezza hanno diviso gli spettatori in fazioni molto appassionate. Che effetto fa?

Ottimo. Se un film riesce a porsi al centro dell’attenzione degli spettatori, è un’ottima cosa.

A chi dice che nel film c’è molto cinismo, che il messaggio è che non c’è speranza di cambiare, che cosa risponde?

Che alla fine il cinismo viene rovesciato da uno slancio sentimentale e da un desiderio di cambiamento che il protagonista vive.

Il protagonista ritrova la voglia di scrivere e di mettersi in gioco. 

E poi il cinismo disincantato è solo un’altra forma del sentimentalismo deluso.

Lo smarrimento dell’uomo nelle grandi città non appartiene solo a Roma…

No, assolutamente. 

Credo che appartenga a tutte le grandi città. E che lo si possa superare solo con uno sguardo poetico sulle cose. 

Da napoletano, ha rituali scaramantici? Ci sono dei gesti che ripete, delle cose che fa pensando che portino fortuna?

Ero scaramantico. Poi ho sentito dire che la scaramanzia porta male e ho smesso di esserlo…

Che cosa fa quando non gira film?

Faccio pochissimo, sto molto a casa. Ricarico le batterie, inconsciamente, per essere pronto a quell’impresa molto impegnativa che è la realizzazione di un film.


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