Quattro novelle del Decameron
Firenze e la Toscana raccontate nei giorni della Peste nera attraverso i suoi personaggi e le loro storie, per conoscere gli uomini e le loro abitudini...
Nei giorni del Coronavirus i riferimenti alle epidemie antiche non possono mancare, soprattutto se sono state così importanti da chiudere un’epoca e aprirne un’altra, come accadde con quella che travolse anche l’Italia nel 1348. La Peste nera, come viene ricordata, uccise quasi un terzo degli abitanti dell’Europa e cambiò per sempre il volto di questa parte di mondo.
A raccontare come la peste sconvolse Firenze è la “cornice” delle cento novelle del Decameron di Giovanni Boccaccio, nella quale si legge come dieci giovani - incontratisi in Santa Maria Novella - per sfuggire al morbo si rifugino nei loro possedimenti in campagna per due settimane. Lì si raccontano novelle, cantano e ascoltano musica, pregano e si dedicano alla cura del corpo, per esser pronti a rientrare nella loro Firenze.
Ser Ciappelletto è la prima delle cento novelle e racconta la storia di un notaio pratese disonesto e dissoluto, che in punto di morte mente in modo incomparabile al mite frate che lo confessa e riesce a convincerlo d’aver trascorsa una vita di santità. Finirà per esser venerato come santo e addirittura far miracoli in terra di Borgogna.
Lisabetta da Messina è invece la bella e giovane sorella di tre mercanti che da San Gimignano al seguito del padre sono arrivati appunto a lavorare in Sicilia e che, quando la sorella s’innamora di un giovane pisano loro dipendente, lo uccidono. Il giovane appare in sogno all’amata che riesce a recuperarne la testa e nasconderla in un vaso in cui pianta del basilico; quando i fratelli scoprono il tutto le sottraggono il vaso e l’abbandonano, lasciandola morire di dolore.
Cisti fornaio è invece uno dei personaggi più eleganti del Decameron, intelligente e cosciente della propria situazione e del mondo che lo circonda - nonostante la fortuna l’abbia fatto semplice artigiano, con una sola battuta riesce a far riflettere uno degli uomini più potenti di Firenze e farsi benvolere e stimare da lui e dagli ambasciatori del papa.
Calandrino è personaggio che con Bruno e Buffalmacco, tre dipintori, anima diverse novelle dedicate alle beffe che questi subisce dai due amici che riescono ogni volta a ingannarlo, come accade quando lo convincono di aver trovata l’eliotropia che rende invisibili sulle rive del Mugnone e che invece finirà per farlo riempire (come al solito) d’offese dalla moglie.