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calcio storico fiorentino
8 Giugno 2020

Tutto quello che devi sapere sul Calcio Storico Fiorentino

Raccontare il Calcio Storico è raccontare Firenze

Raccontare il Calcio Storico è raccontare Firenze, il suo essere nel tempo e fuori dal tempo, storia e attualità, passando da una all’altra con la fierezza di chi sa di avere un posto ed un ruolo ben preciso nelle vicende della nostra civiltà.

Fotografato da Aldo Fallai, Matteo Bellotti, calciante degli Azzurri del quartiere di Santa Croce

Così, quando parliamo di questo, che definire “gioco” è limitante, della sua lontana origine greco-romana, che, arrivato sulle rive dell’Arno, continua a vivere e ad entusiasmare, ci pare del tutto naturale. Da gioco di baldi giovanotti aristocratici, così di moda da giocarsi anche sull’Arno ghiacciato (anno 1490), si trasformò in manifesto di libertà.

L'intensità del Calcio Storico Fiorentino

Il 17 febbraio 1530, Firenze era cinta d’assedio da uno dei più poderosi eserciti di allora, quello di Carlo V° d’Asburgo, l’imperatore sulle cui terre, si diceva, non tramontasse mai il sole.  E mentre minacciosi rullavano i tamburi degli assedianti, i fiorentini, sprezzanti del pericolo, organizzarono, in piazza Santa Croce, ben in vista ai nemici, una partita di calcio per festeggiare il Carnevale, anche se la città era sfinita dalla fame.

Brunaldo Ravanelli ritratto da Aldo Fallai nei panni di "Nunzio", caratteristico personaggio del Calcio Storico

Questo episodio diventa un avvenimento che la memoria storica cittadina scolpisce e santifica.  Da gioco a storia, da secoli si rinnova il momento topico di uno stato d’animo collettivo che, non solo si trasmette con i racconti, ma che ogni fiorentino ha dentro di sé. Così, dal 1930 si vide la rinascita della manifestazione e ogni anno, non per il Carnevale, ma per la festa di S.Giovanni, patrono della città, si organizza, con costumi storici del XVI° secolo, studiati con ricercatezza, rifacendosi all’iconografia dell’epoca, una sfida tra i quattro antichi quartieri di Firenze. Ognuno è caratterizzato da un colore: Bianchi sono i calcianti di Santo Spirito, Azzurri quelli di Santa Croce, Rossi di Santa Maria Novella e Verdi quelli di San Giovanni. 

Questo torneo, oggi, si gioca in tre partite nel mese di giugno, due eliminatorie e una finale che coincide proprio con i festeggiamenti di San Giovanni, il giorno 24 (quest'anno l'evento è stato annullato causa Covid 19). Le partite si svolgono in un campo ricoperto di rena. Il luogo, è lo storico scenario di piazza Santa Croce anche se per anni, si era scelto la prestigiosa piazza della Signoria, testimone della vita civile di Firenze.

Maurizio Guerrini ritratto da Aldo Fallai nei panni di una figura caratteristica del corteo del Calcio Storico

Mentre i calcianti si schierano e si scrutano, nei loro suggestivi costumi, fieri dei colori, dei simboli, ed anche di quei mutandoni a sbuffo di foggia antica, spesso di impaccio nei corpo a corpo più violenti, si aspetta con ansia il lancio della palla che dà inizio alle ostilità. Sono cinquanta minuti di pura adrenalina, di esasperato desiderio di vittoria, per l’affermazione dei propri colori e della propria orgogliosa identità. Alla fine, in premio di tanta sospirata vittoria, la squadra vincitrice riceverà una bianca vitella di razza chianina.  Ma il Calcio Storico è anche molto altro.

Così, quando ogni 24 giugno, piazza Santa Croce si riempie di rena, quando dagli armadi si tirano fuori i costumi e la luce dell’estate fa risplendere gli antichi palazzi, avviene l’incantesimo. Firenze si prepara al suo trionfo! La città si veste di colori e di atmosfera perchè, al Calcio Storico, al brivido della tenzone, si aggiungono contorni di musica, bandiere, eleganze, che culminano nello storico Corteo che percorre le vie del centro, animato da quei personaggi protagonisti delle vicende di quell’eroico momento.

Sudore, forza e passione: gli ingredienti segreti del Calcio Storico Fiorentino

Ma sono i fiorentini di oggi perfettamente a loro agio nei panni dei loro antenati, a sfilare orgogliosi e compenetrati nel loro ruolo. Parata militare, ma anche esibizione di stato sociale, potenza, lusso, eleganza, che rivelano nella cura minuziosa dei costumi, nel dettaglio di una fibbia, nella scelta di una sfumatura di un nastro o di una frangia o della morbidezza di un pellame, quell’altissima qualità dell’artigianato d’arte e tradizione che, ancora vive a Firenze e che è la base del “Made in Italy”.

Uno per uno i figuranti del corteo, o meglio questi veri fiorentini, sfilano orgogliosi dei loro abiti che sono specifici della loro identità. Un colore, un tessuto, una foggia, una piuma, sono più rivelatori di un certificato di nascita.


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