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Un abbraccio da Kiev. Lettera a una bambina rinata di Mariangela Rossi
24 Maggio 2022

Un abbraccio da Kiev. Lettera a una bambina rinata, il nuovo libro di Mariangela Rossi

La storia dell’adozione di una bambina dall’Ucraina, 10 anni fa, ci parla di accoglienza, aperture e mondi che si incontrano

Una lunga attesa di adozione per una coppia di aspiranti genitori e un viaggio che sembrava infinito, durato quasi tre mesi e iniziato nel dicembre 2011, in una regione oggi tornata centrale nel conflitto tra Russia e Ucraina, il Donbass: le Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, riconosciute ufficialmente "indipendenti" dal Cremlino, governate dai separatisti filorussi dal 2014, sostenuti dal punto di vista militare e finanziario da Mosca, dove è nata Anastasia. Mariangela, con il marito Michele, sono partiti per il loro iter adottivo in Ucraina circa due anni prima dell’inizio di quel conflitto.

Mariangela Rossi

Mariangela Rossi, genovese con origini toscane e con base a Milano da molti anni, è giornalista e collabora con diverse testate del Gruppo RCS, tra cui ioDonna e Amica, oltre a How to Spend It e Marie Claire Maison. L'ultimo libro che ha scritto, “Un abbraccio da Kiev. Lettera a una bambina rinata” (Solferino), è un viaggio, dall’Ucraina all’Italia, ma anche un percorso dell’anima, di speranza, di resistenza, anche di fuga, nel tentativo di rifarsi una vita. Con una sfida, quella di oltrepassare nuovi confini. Fisici ed esistenziali. E un nuovo ritrovarsi che dà il via alla narrazione, quello dell’autrice con Elèna, la donna che l’aveva accompagnata nell’adozione di Anastasia e che adesso è appena riuscita a fuggire dall’Ucraina in guerra.

Quello per andare a incontrare la loro figlia è stato un viaggio di speranza e di amore. Ogni giorno era sempre scandito dall’attesa di una telefonata che li avvisasse di un abbinamento imminente e sconosciuto. E poi la foto della bimba che sarebbe diventata la loro, Anastasia, la tenerezza, la corsa per prepararsi al lungo viaggio per raggiungerla, oltre 10 ore su un treno parzialmente alimentato a carbone per arrivare alle 5 di mattina a Kremmina, con temperature che arrivavano anche a – 27 gradi, l’incontro con lei (come ci capiremo? Basta poco, scoprono poi), la prima bambola, kukla Nadja, i primi passi per scoprirsi e comunicare, i giochi, la conoscenza ogni giorno.

Il libro è la storia di Anastasia e della sua nuova famiglia ma racconta anche della speranza per tante famiglie adottive di offrire una nuova casa, una nuova famiglia, una nuova vita a tanti bambini rimasti orfani. E anche a chi ora si sta smobilitando per poter ospitare le migliaia di profughi che stanno arrivando in Italia, capendo da dove arrivano e tutto il carico di amore di cui hanno bisogno.

Un bravo genitore adottivo dovrebbe aver la capacità di legare il passato con il presente e con il futuro, senza divari tra un prima “brutto” e un dopo “bello”, ma trovare una collocazione, dando spiegazioni senza mai trasferire negatività, piuttosto sempre autostima e sicurezza.

Quella del libro “Un abbraccio da Kiev. Lettera a una bambina rinata” è la storia di un’integrazione felice, di un amore infinito e di difficoltà superate in nome dell’accoglienza e della prospettiva di una vita insieme a tre.

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