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5 Marzo 2020

Un Turista molto speciale

Tom Hanks a Firenze sul red carpet del film ‘Inferno’

La prima volta lo “incontro” – ma lui non lo sa – alle sei di mattina del 3 maggio 2015, sul set del film “Inferno”. Sono una comparsa del film diretto da Ron Howard. Devo camminare su e giù, in una strada dietro Palazzo Vecchio. Lo faccio dalle sei di mattina fino a mezzogiorno. Dietro di me, c’è sempre un signore che scappa da qualcuno, o qualcosa. Lo vedo di spalle, mentre corre. Mi accorgerò solo il giorno dopo che quell’uomo era Tom Hanks. Il secondo incontro, più ufficiale, è dentro il Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. È passato un anno: ed è a Firenze che viene presentato, in prima mondiale, il film. “Ehi man, I know you! You were an extra in the movie, werent’you?”. Tom Hanks dice proprio così, mentre io gli domando com’è stato lavorare a Firenze. 

La proiezione di gala, al Teatro dell’Opera, accoglie duemila spettatori venuti da tutto il mondo: oltre ad alcuni fortunati fiorentini, ci sono giornalisti giapponesi, norvegesi, australiani. Tutti a vedere, sullo schermo, una Firenze spettacolare e insieme minacciosa, dove Tom Hanks insegue e viene inseguito. 

Il giardino di Boboli, il Corridoio vasariano, Palazzo Vecchio, il Battistero: tutti diventano, contemporaneamente, luoghi di fascinazione e di morte, di meraviglia e di minaccia. È una Firenze dark quella che viene consegnata, dal film, agli spettatori di tutto il mondo.  

Tom, durante le riprese del film qual è stato il suo rapporto con Firenze?

Beh, non è stata per niente una Firenze ‘infernale’. Nella città ho visto lo splendore del Rinascimento, la bellezza della più grande architettura della storia. E anche il miglior gelato che abbia mai assaggiato!.

Ha sentito la fascinazione della città?

Il primo giorno di riprese, il 3 maggio scorso, dopo l’ultimo ciak ho approfittato per fare un po’ di foto a piazza della Signoria e a Palazzo Vecchio con il mio telefonino, finché la piazza era chiusa e stavano smontando le attrezzature. E poi, non si può non rimanere a bocca aperta, per esempio di fronte alla Porta del Paradiso di Ghiberti.  

Qual è il nocciolo del film, secondo lei?

Dan Brown, nei suoi libri, tratta sempre questioni legate alla fede. È così anche questa volta. Mentre il ‘Codice da Vinci’ rifletteva sulla divinità, ‘Angeli e demoni’si interrogava sulla creazione – se venisse dalle mani di Dio o dal Big bang. E questo film si interroga sull’Inferno. Che cosa accade all’Inferno, e com’è l’Inferno?. 

L’Inferno dove è, per lei?

Il film racconta che l’inferno lo creiamo sulla terra. E anche nella vita reale spesso è così: l’ambiente devastato, intere popolazioni tenute in stato di schiavitù, i mille gradi di miseria sono inferni creati da noi stessi, dall’uomo. L’inferno sulla Terra può essere evitato se ciascuno vede questi problemi e lavora per scongiurarli.

Qual è la qualità migliore di un film come Inferno?

Tutti noi amiamo le storie. Il modo migliore per trascorrere due ore rimane quello di trascorrerle insieme a un narratore. Che sia al cinema, o davanti al fuoco, poco importa. E quella di ‘Inferno’ è una grande narrazione. Sia Dan Brown che Ron Howard sono due grandi narratori. Dan Brown scrive dei page-turner, e Ron Howard fa lo stesso nei suoi film.

Quale potrebbe essere il suo personale Inferno?

Sono un uomo fortunato: ho visto una vita pulita, onesta, piena di soddisfazioni, e ho evitato le esperienze più terribili del dolore. Ma ognuno di noi ha, nella vita, un momento in cui si sveglia alle tre di notte, si guarda allo specchio e si chiede: ma cosa mi è successo? In generale, però, non ho tanto di cui lamentarmi. Se sentissi di non aver realizzato appieno il potenziale di ogni minuto, ecco, allora sì, mi sentirei all’inferno. 

Che aiuto potrebbe dare alla città di Firenze questo film?

Beh, magari qualche persona in più, grazie al film, andrà a visitare i musei di Firenze. E sarebbe bellissimo. Per Firenze, che comunque ha già milioni di turisti, ma soprattutto per lui. 

E’ la terza volta che interpreta il professor Robert Langdon, l’esperto di simbologia protagonista della saga scritta da Dan Brown. Che cosa ama del personaggio?

Beh, interpretarlo è una grande opportunità, perché posso interpretare il più intelligente tra tutti i personaggi del film! Se mi date abbastanza tempo per prepararmi e un buon dialogo, riesco persino a farlo credere, almeno per la durata di un film. 

Firenze, Venezia, Istanbul sono le location del film: a quale si sente più legato?

E’ stato bellissimo girare a Firenze e a Venezia. Beh, è anche davanti allo schermo verde che simulava Instabul! (ride). 

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