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Zubin Mehta

Text Teresa Favi

29 Settembre 2020

Zubin Mehta. Ecco chi è il direttore onorario a vita del Maggio Musicale

Uno dei più grandi direttori d'orchestra dei nostri tempi vive da cinquant'anni, per buona parte dell'anno, a Firenze...

Una volta, dopo un concerto, quando ancora nessuno lo conosceva, un giornale scrisse di lui: “The sky is the limit for this man”.

E aveva visto bene perché, in terra, la musica di Zubin Mehta non ha mai conosciuto confini. Ancora oggi, ultraottantenne, non si ferma mai e la sua carriera è lunga più di cinquant'anni. E' una star senza frontiere, accolto sul podio delle migliori orchestre del mondo. Ma nel tourbillon di concerti, opere e orchestre sparse nel mondo vale la pena sottolineare che Firenze - con l'Orchestra e il Coro del Maggio Musicale (“la mia famiglia italiana” come dice lui da sempre) di cui è stato direttore stabile dall’86 e poi direttore onorario a vita dal 2015 - è e rimane un punto fermo da cinquant'anni per quest’uomo dalla battuta pronta e dalla memoria d’elefante, instancabilmente motivato dal senso di pace, giustizia e uguaglianza.    Nell'ottobre del 2020 ha festeggiato 50 anni dal debutto al Festival del Maggio e il Teatro del Maggio Musicale è sa sempre la sua casa.

Nato il 29 aprile del 1936 a Bombay, figlio del violinista e direttore Mehli Mehta, aveva poco più di vent'anni quando diresse per la prima volta i Wiener Philharmoniker e, poco dopo, i Berliner.

Zubin Mehta giovanissimo con sua madre


Maestro Mehta cosa ricorda della sua prima volta a Firenze?


La mia prima volta a Firenze è stata nel ’56 di passaggio per Siena dove ero diretto per frequentare un corso estivo alla Chigiana. Siena è stata importante non solo per la mia formazione, è lì che ho diretto un’orchestra per la prima volta, ma anche perché ho avuto modo di conoscere musicisti di tutto il mondo John Williams mi presentò Andrés Segovia che ricordo fu molto gentile con me. Al corso c’erano anche Uto Ughi (aveva solo nove anni!), Salvatore Accardo e tanti altri musicisti in erba che oggi godono di indiscussa fama internazionale. Alcuni sono diventati dei veri amici e almeno due di queste amicizie le conservo tuttora, uno è Claudio Abbado e l’altro è Daniel Baremboim.


Un aneddoto su entrambi?

La prima volta che ho incontrato Daniel fu una cosa sorprendente perché durante l’esame d’ammissione a quel corso entrando nella sala in penombra mi sembrò di intravedere sul palcoscenico un nano. Era Daniel, aveva solo dodici anni! Era venuto lì con la famiglia, diventammo amici, i suoi genitori mi adottarono praticamente, quest’anno a Novembre, festeggiamo insieme i suoi settanta anni. Quanto a Claudio Abbado dopo quell’estate venne a Vienna per frequentare il corso del mio maestro Swarovsky. Entrambi eravamo anche nel coro della Gesellschaft del Musikfreunde. Eravamo giovani e anche un po’ presuntuosi come tanti ragazzi a quell’età, la nostra arroganza ci spingeva a presentarci a cantare solo quando dirigevano i direttori più famosi. Un giochino che ci costò caro perché un giorno il maestro del coro, davanti a Karajan e a tutta l’orchestra, intimò a me e ad Abbado di non farci più vedere. Una lavata di capo colossale.

Zubin Mehta con Arthur Rubinstein a Firenze


Cosa ricorda del suo primo incontro con l’orchestra del Maggio?


E’ stato nel 1962, nella sala prove del Teatro Comunale, per una piccola prova con Friedrich Gulda che suonava il Primo Concerto di Schumann, poi in concerto suonammo anche la Prima Sinfonia di Malher. Comunque sono tornato nell’estate del ’64 e quella volta ho fatto Traviata, la mia prima Traviata e la mia prima opera in Europa. Andò meglio. Poi Tosca, l’anno successivo, è stato il mio primo, vero, grande successo a Firenze.


Qual è il suo rapporto con i musicisti del Maggio Musicale?


Quando sono a Firenze viviamo praticamente insieme, perché ogni giorno ci sono prove e recite d'opera. Lavoriamo duro per ottenere la più alta qualità di esecuzione, ma c'è anche un rapporto umano molto forte. Conosco ogni persona con cui faccio musica, e non voglio dimenticare il Coro, elemento fondamentale sia per l'opera che per tante pagine che eseguiamo. E quello di Firenze è eccellente. Canta in qualsiasi lingua senza difficoltà.

Il M° Mehta alla direzione dell'Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino


Quanto tempo trascorre in media ogni anno a Firenze?


Vengo tre volte all’anno, più o meno cinque settimane ogni volta.
Quand’è a Firenze come trascorre, Maestro, il suo tempo libero?
Non ho tempo libero, neanche mezza giornata. Lavoro con l’orchestra o studio.

Neanche il tempo di una passeggiata in centro?

Beh ho fatto tutto questo prima. Oggi mi limito ad andare qualche volta a una mostra, a Palazzo Strozzi per esempio o agli Uffizi. Ah, a proposito, vuole sapere una cosa divertente che mi è successa tanti anni fa proprio agli Uffizi?

Certo, la prego…

Era il 1986, la Rai girava un documentario a Firenze per il quale mi chiesero di fare da narratore tra le sale del museo. Accettai con piacere. Le riprese iniziavano con me che parlavo nella sala del Botticelli. All’epoca c’era un sarcofago etrusco e io senza pensarci mi ci appoggiai per tutto il tempo che restammo lì, per poi continuare le riprese nelle altre sale. Il fatto è che quel sarcofago era pieno di polvere e sabbia così feci tutte le riprese completamente impolverato. Dovevo essere proprio buffo, qualcuno deve avere questo video! 

Come si è trovato con fiorentini in tutti questi anni?

Benissimo, ho sempre avuto un grande feeling con questa città. E anzi voglio dire una cosa: ho passato tredici anni a New York e otto anni a Monaco senza avere quasi neanche un amico, a Firenze sono sempre stato pieno di amici fin dal mio arrivo. Tutti mi hanno aperto le porte. L’ospitalità che ho trovato qui non l’ho mai trovata da nessun altra parte in tutta la mia vita.

Un amico per tutti?

Ah, il grande Emilio Pucci.

In quale zona vive?

In collina, tra la Romola e Cerbaia, in una casa che io e mia moglie abbiamo acquistato nel ’91, un posto dove c’è molta pace. Abbiamo anche un po’ di terra dove coltiviamo olivi e limoni.

Se questa città, Firenze, potesse emettere suoni che strumento sarebbe?

Un'orchestra naturalmente, una grande e bellissima orchestra sinfonica.


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