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sala delle carte geografiche
January 5, 2021

La Sala delle Carte Geografiche a Palazzo Vecchio: il mondo come lo immaginava Cosimo I

La Sala delle Carte Geografiche con uno dei mappamondi più antichi del mondo: tesori inestimabili a breve restaurati

La sala delle Carte Geografiche a Palazzo Vecchio fu realizzata da Giorgio Vasari tra il 1561 e il 1565, su richiesta di Cosimo I, per assolvere la duplice funzione di stanza principale della Guardaroba e sala di cosmografia. Il progetto di allestimento della nuova sala, elaborato dal Vasari, prevedeva: sul soffitto, pitture che raffiguravano le costellazioni; lungo le pareti, grandi armadi lignei, con tavole di geografia sulle ante e immagini della fauna e flora dei rispettivi territori sulle basi; al di sopra di questi, busti di principi e imperatori e trecento ritratti di uomini illustri. Infine, nel mezzo della sala, sarebbero dovuti scendere dall'alto due grandi globi all’apertura dei riquadri centrali del soffitto: quello celeste, rimanendo sospeso in aria, quello terrestre, calando fino al pavimento. La Stanza era la prova tangibile dell’interesse di Cosimo per la geografia, le scienze naturali e i commerci, ma celava anche l’intento di auto - celebrazione del duca come dominatore dell’universo. L’ambizioso progetto rimase in parte incompiuto. Delle 53 tavole geografiche portate a compimento, 30 furono dipinte dal domenicano Egnazio Danti (1564-1575) e 23 dal monaco olivetano Stefano Bonsignori (1575-1586). Ventisette furono ricavate dalla Geographia di Tolomeo (II sec. d.C.), aggiornata secondo gli autori moderni, e le altre, tra cui quelle dell’America, da varie fonti più recenti. Egnazio Danti realizzò anche il grande globo terrestre (1564-1571) che però fu collocato altrove e ricondotto alla sua destinazione originaria solo nel secolo scorso. Cristofano dell’Altissimo cominciò infine a dipingere i ritratti di uomini illustri da sistemare sugli armadi, copiandoli dalla famosa collezione di Paolo Giovio a Como. Nel 1570 i ritratti erano già più di duecento, disposti su tre file, ma nel decennio seguente furono trasferiti nel corridoio della Galleria degli Uffizi, dove si vedono ancora oggi.

Il mappamondo

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Lo spettacolare mappamondo al centro della Sala delle Carte Geografiche, con i suoi circa 220 cm di diametro, è il più antico globo di grandi dimensioni giunto fino ai nostri giorni. Le prime notizie documentarie sul globo risalgono all’inizio del 1564, quando da una lettera inviata da Giorgio Vasari a Giovanni Caccini il 29 gennaio si apprende che quest’ultimo gli aveva spedito “l’appamondo” da Pisa per via fluviale. Il globo fu realizzato dal frate Egnazio Danti che già si era occupato di 30 tavole geografiche e, una volta terminato, è molto probabile che non sia stato collocato nella Sala della Guardaroba, in quanto non citato negli inventari del palazzo del 1570 e del 1574. Sistemato fin da subito a Palazzo Pitti dove risulta presente in un inventario del 1587, passò insieme agli altri manufatti scientifici della Galleria degli Uffizi, nel 1775 passò nel Museo degli Strumenti Antichi annesso alla Specola di Firenze e solo nel 1958, dopo altre vicissitudini, raggiunse la sua sede originaria nella Sala delle Carte Geografiche di Palazzo Vecchio.

Il restauro

Inizierà a primavera il grande restauro della Sala delle Carte Geografiche di Palazzo Vecchio, con il celebre Globo. Un intervento di restauro che prevede il recupero e la valorizzazione degli arredi, degli impianti, delle carte geografiche e dell’enorme mappamondo. Mappamondo e carte geografiche, ad eccezione di alcuni interventi di manutenzione risalenti agli anni Cinquanta, non sono mai stati sottoposti a un restauro con le tecniche moderne. Il progetto, elaborato dalla direzione Servizi tecnici-Fabbrica di Palazzo Vecchio, è stato fortemente voluto dall’assessore alla cultura Tommaso Sacchi e sarà finanziato grazie a una donazione della fondazione Friends of Florence nell’ambito del programma Florence I Care che mira a creare partnership con privati per il restauro di beni culturali e di interesse pubblico.

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