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Carlo Conti

text Giovanni Bogani

May 22, 2024

Sanremo 2025, Carlo Conti è il nuovo conduttore e direttore artistico

Per l'occasione pubblichiamo un'intervista uscita su Firenze Magazine nel 2009

A prendere il posto di Amadeus, reduce da cinque edizioni record, è il fiorentino Carlo Conti, che per l'edizione 2025 e 2026 sarà il conduttore e direttore artistico del Festival di Sanremo. Il suo è un ritorno, dato che ha già condotto la kermesse musicale sette anni fa.

Per l'occasione pubblichiamo una nostra intervista al conduttore pubblicata su Firenze made in Tuscany 9 nel 2009.

Se si accende la tv in serata o prima delle news delle 20 si hanno grandi probabilità di incontrarlo. Camicia bianca, riccioli neri, occhiali, abbronzatura perenne. E un’allegria che si porta sempre dietro, come se fosse un eterno ragazzo in mezzo agli amici, invece che davanti a tutta l’Italia. Carlo Conti è uno degli anchorman più conosciuti della nostra televisione. Uno che inchioda il pubblico davanti al piccolo schermo. Forse per la capacità di far emergere gli ospiti, le star, i personaggi delle sue trasmissioni. Ha condotto con successo molti programmi fra cui L’Eredità, ha intervistato attori, registi, cantanti. Ha ricevuto il premio Regia televisiva, come miglior personaggio televisivo dell’anno. Ma è rimasto lo stesso, come se il tarlo del successo non appartenesse alla sua cultura. E non dimentica la città in cui è nato, cresciuto, e nella quale ama tornare, ogni volta che può.

Carlo Conti

Cosa ricordi della Firenze della tua infanzia?

Non sono nato nel centro, tra i monumenti e i turisti, ma a Rifredi, un quartiere periferico. Case costruite negli anni ’40. Negli anni ’60, quando io crescevo c’erano ancora molti campi e case in costruzione. Era un posto dove splendeva il sole, dominato, e lo è ancora, dalla chiesa di San Francesco e Santa Chiara, a Montughi. C’erano i frati francescani. Che mi sembravano molto ‘moderni’, per le cose interessanti che dicevano. Erano giovani, due di loro si chiamavano Artemio e Flavio. Ho imparato più cose lì, che a scuola.

Giocavi a calcio?

Certamente. È stata, come per molti bambini, la mia grande passione. Sognavo di essere un grande campione. Ma quando i bambini più bravi dovevano scegliere i giocatori per fare le squadre, io rimanevo sempre l’ultimo scelto, quello in un angolo. Insieme a un altro bambino grasso e con gli occhiali. Alla fine uno dei due capi diceva all’altro: “quei due prendili tu, te li regalo”. Per me era una umiliazione terribile.

Hai capito che il calcio non sarebbe stata la tua strada per la gloria.

Sono rimasto però un tifoso appassionato, un supporter quasi malato di Fiorentina. E mi sono tolto una soddisfazione enorme: in una trasmissione tv, ho intervistato Maradona. E ho palleggiato con lui! A nessuno dei miei compagni di allora è toccato questo miracolo!

Firenze è anche la città delle tue prime esperienze di lavoro. Quali?

Erano gli anni ’70, nascevano le prime radio libere. Io cominciai a passare le canzoni e le dediche: ‘ad Anna con infinito amore, Giulio’, cose così. E intanto parlavo, dialogavo al telefono con gli ascoltatori. La mia storia è cominciata così. Con la musica e con la gente.

Poi hai incontrato gli attori comici fiorentini. Ed è nata Vernice Fresca, una trasmissione seguitissima.

Lì ho conosciuto tutti gli amici che conservo tuttora. Con quei ragazzi che avevano sempre la battuta pronta, ho capito che il mio ruolo poteva essere uno solo: la spalla. Colui che subisce gli scherzi, i giochi di parole, colui che prepara la battuta che seguirà. Ho un buon carattere, e non mi sono mai offeso.

Quali sono, oggi, i luoghi di Firenze che ami di più?

Il centro. A volte ci passeggio per il gusto di respirare quell’aria, quell’atmosfera che non c’è in nessun altro luogo al mondo.

Oggi la televisione soffre di una crisi dovuta alla moltiplicazione delle offerte, dei canali. Qual è il futuro della televisione free?

Rendiamoci conto che i grandi numeri di audience sono un ricordo del passato. Prima c’erano solo due canali, oggi ce ne sono mille. È impossibile raccogliere tutto il pubblico in una piazza televisiva unica. Bisogna solo cercare di fare bene il proprio mestiere.

La tua popolarità è sempre più vasta. Come ti salvi dalla eccessiva tensione, dalla eccessiva pressione?

Scappando ogni volta che posso a Firenze. Dove vedo gli amici di sempre, e dove vado a fare la spesa al supermercato.

Non ci credo.

Come no? Chiedilo alle signore, che mi vedono alla Conad o alla Coop. Restano stupefatte, mentre io continuo a comprare i fagiolini.

I tuoi amici, oggi, chi sono?

Quelli di vent’anni fa. Leonardo Pieraccioni e Giorgio Panariello, con cui ho iniziato. Gaetano Gennai, Cristiano Militello, Walter Santillo, Niki Giustini, Graziano Salvatori, Ceccherini e Paci. Ah! E Katia Beni, l’unica donna del nostro gruppo, che ci doveva sopportare tutti! Ma come ha fatto? Me lo chiedo ancora.

Quali luoghi della Toscana sono i tuoi preferiti?

I due amori sono la Versilia e Castiglioncello, che una volta, era la vera capitale del cinema italiano. Lì passavano la loro estate i grandissimi: Mastroianni, Sordi, Gassman, Montagnani, la sceneggiatrice Suso Cecchi D’Amico, Bice Valori con Paolo Panelli. Da piccolo speravo sempre di incontrare Alberto Sordi al bar, o di vedere Vittorio Gassman mentre si tuffava. Adesso sono stato invitato al circolo del quale loro facevano parte: Il club delle quattro gomme lisce. Per me, un onore infinito. E poi di Castiglioncello, mi piace ricordare gli amici di sempre: Dario con cui vado in barca, Giorgio, Luca, Maurizio. Per una volta, la “dedica” la faccio io, come ai tempi delle radio libere!

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