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carlo verdone - ph dario garofalo

Virginia Mammoli - ph. Dario Garofalo

14 Febbraio 2020

Carlo Verdone presenta a Firenze il suo nuovo film

'Si vive una volta sola', scritto anche lo sceneggiatore e regista toscano Giovanni Veronesi

A 40 anni da Un sacco bello, il grande attore e regista romano, ma dalle origini anche toscane, torna con un nuovo film, scritto a sei mani, insieme al collega e amico pratese Giovanni Veronesi - con cui nel 2000 ha scritto C’era un cinese in coma e per il quale ha fatto l’attore nella trilogia Manuale d’amore e in Italians - e Pasquale Plastino.

Si vive una volta sola, questo il titolo.

“Sono stato 7 mesi a scrivere soggetti su soggetti, ma nessuno mi entusiasmava. Poi un giorno incontro Giovanni Veronesi per un pranzo e mi racconta una storia, che trovo subito interessante. Da lì piano piano questa idea ha germogliato diventato la storia che raccontiamo in questo film.” - racconta Carlo Verdone durante la presentazione del film a Firenze, la stessa città dove fece la sua prima tornée teatrale - “È la storia di un’equipe medica. Tanto luminari in sala operatori, quanto soli nella vita privata, per cui si frequentano anche fuori dalla sala operatoria. Questi ‘colleghi-amici’ si trovano a dover dare una brutta notizia all’anestesista (Rocco) e decidono di dargliela tutti insieme durante una vacanza in Puglia, fatta di mille colpi di scena.”

“È un film sull’amicizia, - prosegue - attraverso le sue varie declinazioni. Si ride molto, ma ci sono anche momenti intensi.”

si vive una volta sola

Nel cast, insieme a Verdone, Max Tortora, Rocco Papaleo e Anna Foglietta.

“Avevo una grande voglia di fare un film corale, di esprimermi a livello di direzione e volevo avere accanto a me proprio questi attori, con cui non avevo ancora mai lavorato e che mi piacevano molto.”

Infine un pensiero per la nostra città: “Sono molto legato a Firenze. Il primo lavoro di mio padre, che è nato a Siena, era quello di fare il corrispondente della Nazione per lo spettacolo. Ogni tanto faceva un articolo e lo portava in corriera (si parla degli anni ’40) da Siena a Firenze. Così facendo si fece una cerchia di grandi amici, Franco Zeffirelli, Cesare Brandi e Alfredo Bianchini.
Al lupo al lupo, infondo, è stato un omaggio a questa città.”

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