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Elio Germano

Text Giovanni Bogani (for Firenze Made in Tuscany magazine n. 43)

7 Febbraio 2022

Elio Germano, un attore senza confini

La carriera cinematografica, le sperimentazioni.. anche in teatro. L'attore si racconta e racconta anche il suo legame con Firenze

Quattro David di Donatello, gli ‘Oscar italiani’, vinti. Un Prix d’intérpretation masculine a Cannes: una soddisfazione che il cinema italiano aveva raggiunto solo con Marcello Mastroianni. Un Orso d'argento a Berlino come migliore attore. Elio Germano è, oggi, uno degli attori italiani di maggior talento. Ha sempre scelto con coraggio i suoi ruoli, sperimentando, cercando sempre la perfezione. In questa ricerca di frontiere sempre nuove per la recitazione, a trentasei anni Elio Germano ha incontrato il cinema in VR, virtual reality. La nuova frontiera delle immagini in movimento. E lo ha fatto spesso diretto da un ragazzo nato a Firenze da padre curdo e madre italiana, Omar Rashid.

In Toscana, Elio Germano ha lavorato spesso. All’isola d’Elba, a girare N – Io e Napoleone di Paolo Virzì. Nelle montagne pistoiesi, quando ha interpretato Folco Terzani, il figlio del giornalista e scrittore pacifista Tiziano Terzani, nel film La fine è il mio inizio. A Firenze – a Palazzo Pitti e al giardino di Boboli – dove ha girato molte scene del film Il giovane favoloso di Mario Martone, in cui interpreta Giacomo Leopardi, il poeta più importante del Romanticismo italiano. Poi è tornato nel 2021, per realizzare con il Teatro della Pergola e su desiderio del suo direttore artistico Stefano Accorsi un progetto di teatro sperimentale con le riprese in 3D curate da Omar Rashid, dal titolo Così è (o mi pare). Una rilettura in chiave moderna del classico di Pirandello "Così è (se vi pare)", scritta da Elio Germano, e diventata un film in realtà virtuale da godersi proprio a teatro. Nel 2022 porta in scena la registrazione dello spettacolo in cui la particolare fruizione della rappresentazione – attraverso appositi visori 3D – permette al pubblico di vivere intensamente ogni singolo istante di ciò che è stato raccontato sulla scena.

Elio, che cosa ti lega a Firenze?

Molte amicizie, ai di là della bellezza dei luoghi, e dei David di Michelangelo e delle opere d’arte vere, che sono infinitamente più importanti dei nostri David del cinema! Fra i luoghi, piazzale Michelangelo è uno dei miei posti preferiti. Ma lo è anche il Cpa, il centro autogestito dagli studenti, dove siamo stati più volte a suonare con il gruppo Le Bestie Rare.

No Borders è il primo film italiano girato in realtà virtuale. Come ti sei sentito, affrontando questa sfida?

Come uno dei fratelli Lumière! Scherzo, ma neanche tanto. Era una ‘prima volta’ vera. Non sapevamo come dovevamo recitare, come ci dovevamo muovere. Si girava con sei telecamere contemporaneamente, per inquadrare la scena da ogni lato. Siamo usciti dalla nostra ‘comfort zone’, dalla nostra area di sicurezza, per andare incontro all’ignoto.

Hai sempre avuto attenzione verso il ‘prossimo’, verso le minoranze, i deboli, i marginali. 

Mi sono sempre trovato in modo quasi naturale dalla parte del ‘prossimo’, dalla parte dei più scomodi, lontano dal pensiero dominante. E mi riesce facile sentirmi in sintonia con chi viene perseguito.

Il mondo, oggi, sembra sempre più orientato a respingere, più che ad accogliere.

Non si tratta più di destra o sinistra. Si tratta di un modello sociale, il nostro, per il quale la felicità deriva dall’accumulo di averi. Questo modello porta alla protezione dei propri privilegi a tutti i costi. Ma ci sono persone che propongono un modello diverso, al quale io credo, e nel quale hanno importanza l’umanità, le reti sociali, lo scambio tra le persone, i rapporti umani. Spesso fra loro trovi persone meravigliose.

Che cosa cerchi in una interpretazione, in un ruolo?

Cerco qualcosa di vivo, e insieme di misterioso. Recitare non è un’esperienza razionale: ti devi abbandonare nelle mani di un autore. E ogni regista ti porta sulla sua nave, sul suo mare. Tu devi navigare insieme a lui. 

Che bilancio fai della carriera?

I premi contano poco: quello che conta è il privilegio di poter fare tante esperienze. Non ho l’angoscia di lavorare ad ogni costo: sono riuscito, per ora, a scegliere, a fare i film che amo. Ed è una enorme fortuna. 

Che cosa ami fare, oltre al cinema?

La mia passione è, al di là del cinema, la musica. Con il mio gruppo rap Bestie Rare abbiamo all’attivo tre album: Come un animalePrecario e Per uscire premi icsilon. Ci chiamano, continuiamo a suonare in giro, quindi va molto molto bene!

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