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Text Guido Ferrini (delegato AIS Pisa), Paola Rastelli (delegato AIS Livorno), Antonio Arrighi (delegato AIS Elba)

20 Luglio 2015

I grandi vini del centro della costa Toscana

Territori da scoprire e zone di fama mondiale percorrendo la costa tra Pisa e Livorno

Tra le province di Pisa e Livorno, una galassia di macro e micro zone, altamente vocate, con al centro la madre della fortuna dei vini costieri toscani, Bolgheri. Tra vignaioli di razza, viticoltori di prestigio, eroi delle vigne, e caduti sotto gli strali d’amore per il vino e il territorio.

TERRICCIOLA
Da nord verso sud riprendiamo l’itinerario nell’alta Valdera in provincia di Pisa, zona collinare tra Lajatico, Lari, Palaia e Terricciola che la luce e i venti provenienti dal mare, la salubrità del clima rendono straordinariamente adatta alla vite. Siamo nelle Doc Terre di Pisa e nella Docg Chianti Colli Pisani quindi Sangiovese, anche se ormai sono presenti - e con risultati eccellenti - i Cabernet, Merlot, Syrah e Petit Verdot. Nei vitigni a bacca bianca (siamo anche nella Doc del Bianco Pisano di San Torpé) al Trebbiano si affiancano Vermentino e Chardonnay. Sono i territori di Ginevra Venerosi Pesciolini (presidente dell’associazione Grandi Cru della Costa Toscana) e della sua Tenuta di Ghizzano, dei Gaslini Alberti (gruppo Unipol/Sai) a Badia di Morrona, di Andrea Bocelli e del fratello minore Alberto, produttori nell’omonima azienda di famiglia. Una zona ancora poco nota questa, se paragonata al suo potenziale esplosivo, ma che riserverà grandi sorprese in futuro. Molte, si stanno svelando già adesso.

MONTESCUDAIO
Scendiamo ancora più a sud, per avvicinarci al cuore pulsante della Costa Toscana, Bolgheri. Non prima, però di una sosta nella zona più interna del Montescudaio Doc, che sta conoscendo un moderno rinascimento. Accanto a un buon numero di produttori tradizionali, oggi si è aggiunta la presenza di nomi blasonati dell’enologia o di personaggi di fama internazionale. La superficie si estende tra i comuni pisani di Volterra, Casale Marittimo, Guardistallo, Montescudaio e Riparbella. I vigneti, in posizioni generalmente collinari, godono di un microclima ideale e forte luminosità, per questo i vini hanno profumi freschi di notevole intensità, buona struttura e bella eleganza.

TERRATICO DI BIBBONA
L’itinerario continua nei vasti vigneti collinari nei comuni di Collesalvetti, Rosignano Marittimo, Cecina e Bibbona (costa livornese). I terreni sabbiosi, con alto contenuto di ferro sono particolarmente vocati alla viticoltura. A nord-est i rossi sono leggeri e tenui (da abbinare ai salami e agli insaccati locali e al pane cotto a legna di Montegemoli e Rosignano), e i bianchi sapidi, freschi e profumati (ottimi con il pesce locale al cartoccio); a sud-ovest, invece, i vini hanno caratteristiche più potenti, dai profondi profumi di frutto nero, corposi e adatti alla cacciagione di passo abbondante su queste colline.

BOLGHERI
Eccoci nella perla vitivinicola della costa toscana, una Doc oggi conosciuta anche dal pubblico meno informato, che in 50 anni si è conquistata un posto d’onore tra i grandi vini internazionali. E pensare che prima della grande sfida di Mario Incisa della Rocchetta, parliamo del 1944, le tenute di Bolgheri e Castagneto Carducci (Maremma Livornese) erano solo segnate dalla coltivazione del pesco e dal grano, dagli ulivi e dal mais, fatta eccezione per la produzione Antinori di uno storico rosé, lo Scalabrone. Una rivoluzione, coltivare Cabernet e farne un vino da invecchiamento a pochi metri dal mare, cioè in zone considerate inadatte alla vite, che si tradusse nel Sassicaia (1968), tracciando la strada ad altre aziende che in capo a una decina di anni avviarono produzioni su quel modello vincente. Erano etichettati come semplici rossi da tavola, poi chiamati Supertuscan, definizione che dava importanza ai vini, ma non al il territorio. Finalmente, nel 1994, il riconoscimento della Doc Bolgheri e della sottozona Sassicaia (unica Doc italiana legata a un vino). Il resto è storia, fatta non solo di grandi rossi (Doc Bolgheri e Doc Bolgheri Superiore, oltre naturalmente agli Igt che qui sono profeti in patria), ma anche di bianchi superbi e di rosati eccellenti. E soprattutto di aziende e di vignaioli fuori serie.

VAL DI CORNIA
Ben due Docg, Val di Cornia e Suvereto, per questa terra di grandi rossi, sintesi di percentuali variabili di Sangiovese, Merlot e Cabernet Sauvignon dalle quali scaturiscono capolavori intensi e profumati. Comprende i comuni di Campiglia Marittima, Monteverdi Marittimo, San Vincenzo, Sassetta e Suvereto (siamo nell’ultima propaggine della provincia di Livorno). Tra le aziende di riferimento di questa zona di grande interesse vitivinicolo la storica Tua Rita, Petra di Vittorio Moretti (produttore di Bellavista in Franciacorta e proprietario dell’Andana a Castiglione della Pescaia con il ristorante, 1 stella Michelin di Alain Ducasse), e la biodinamica Bulichella del giapponese Miyakawa Hideyuki (presidente del Consorzio della Val di Cornia).

ISOLA D’ELBA, GORGONA E CAPRAIA
Poche ore di traghetto per approdare all’isola d’Elba, e apprezzare l’Elba Doc, in particolare il bianco ottenuto dell’Ansonica e dal Procanico (particolare varietà di Trebbiano Toscano, da sempre sull’isola) e i grandi vini passiti, tra i quali la recente Docg Elba Aleatico Passito. Oggi nell’intero territorio dell’Isola d’Elba assistiamo ad una vera e propria rinascita della vitivinicoltura, eroica di nome e di fatto. I passiti ne sono la punta di diamante: l’aleatico, difficile da produrre ma che offre le sensazioni più affascinanti del microclima isolano, è uno dei pochi passiti da meditazione e per abbinamenti indimenticabili come quello con il cioccolato. I vigneti sono distribuiti su tutta l’isola, molto spesso in posizioni di estrema suggestione paesaggistica. Aleatico ancora sull’isola penitenziaria della Gorogona, con un nuovo progetto di cui è capofila Frescobaldi e un’azienda biologica, La Piana, l’unica esistente sull’Isola di Capraia completano lo sguardo sulle isole. 

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