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Pitti Uomo 97

text Matteo Parigi Bini

10 Giugno 2021

Il futuro di Pitti Immagine

La nostra esclusiva intervista a Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagini, che ci racconta come vivremo la moda dopo il lockdown

Pitti Immagine riparte con i saloni estivi in presenza. La location, una delle sedi fieristiche più belle al mondo e una grande leva competitiva per Firenze e l’Italia, è la medicea Fortezza da Basso che negli ultimi anni è stata oggetto di grandi investimenti infrastrutturali e che a breve si estenderanno anche dentro la sede espositiva. Quella fiorentina, è la prima tornata di fiere internazionali dopo le chiusure. L’appuntamento clou è con Pitti Uomo, che dal 30 giugno al 2 luglio festeggia l’edizione numero 100. Il volto di Raffaello Napoleone, AD di Pitti Immagine, è radioso. 

Raffaello Napoleone, AD Pitti Immagine

Quale sarà il fil rouge di questa edizione?

Il primo tema su cui stiamo lavorando è la sicurezza, quindi Fortezza da Basso Covid Free. Vogliamo che visitatori ed espositori entrino con il tampone negativo. Organizzeremo test rapidi allo sbarco in aeroporto, ma contiamo anche sull’attivazione dei green passport. Un impegno organizzativo e logistico davvero notevole. 

Le norme Covid impongono una riduzione del numero di espositori in questa edizione così particolare?

Il nostro obiettivo è arrivare a un terzo dei marchi che normalmente ospitiamo. Da 1.200 dovremmo arrivare intorno ai 400 brand.

Che cosa vedremo in Fortezza?

Ci concentreremo il più possibile in Fortezza, sede principale della fiera, per poter dare maggiori garanzie di sicurezza. Ma alcuni brand, come sempre accade durante il Pitti, organizzeranno presentazioni e sfilate fuori dalla fiera. All’aperto, sarà possibile farlo.

Il 100esimo Pitti Uomo aveva in programma progetti spumeggianti, ad oggi però…

Ci rifaremo nel gennaio 2022. Abbiamo fiducia nel fatto che l’anno prossimo le cose possano ripartire in modo più costante. 

Qual è la realtà di mercato con cui deve fare i conti questa edizione?

Dalle ultime analisi di Federmoda sul tessile-abbigliamento durante l’ultimo anno in Europa, su 70.000 negozi, almeno in 20.000 hanno chiuso, quindi il 30%. Il comparto della distribuzione ha sofferto in Germania, Francia, Inghilterra, Spagna dove il lockdown ha generato un calo negli acquisti. L’aumentato dell’e-commerce anche se in crescita non può coprire il 30% delle vendite perse. Il 70% degli acquisti avviene ancora nei negozi fisici che è l’anima delle nostre città più importanti.

Pitti People

Il sistema fieristico resterà un riferimento per il settore moda?

La cosa straordinaria delle fiere è che in tre o quattro giorni riesci, come in nessun’altra occasione, a confrontare, paragonare, capire, osservare, toccare con mano ciò che i produttori offrono e il mercato è pronto a recepire. 

Pitti Connect ha generato comunque numeri importanti…

La nostra piattaforma digitale è partita ormai 11 anni fa, tutto sommato con le stesse logiche che poi si sono sviluppate durante il lockdown: cioè prolungare l’esperienza delle manifestazioni in maniera tale che i visitatori possano ripercorrere l’esperienza fisica fatta in presenza o recuperare alcune aziende che non hanno visto. Forti di questa esperienza, e con la necessità che si è presentata durante il lockdown, abbiamo implementato la piattaforma lanciando Pitti Connect. I risultati sono stati straordinari: 15.000 compratori loggati, più di 150 eventi caricati da gennaio ad aprile 2021, con una media di 3 al giorno. 

Pitti Connect resterà?

E’ ormai parte integrante e determinante del servizio che offriamo.

Il futuro della moda? 

Alcuni mercati come Cina, Corea, Giappone, Indonesia stanno andando molto bene: nei paesi emergenti, la moda resta una delle icone assolute di benessere. 

In Italia, prima del lockdown, città d’arte come Venezia, Firenze, Milano, Roma hanno lavorato bene favorendo l’esperienza shopping accanto all’offerta culturale. Il calo della mobilità ha certamente penalizzato non solo l’Italia, ma tutta l’Europa. A mio avviso fisico e digitale saranno sempre più collegati l’uno con l’altro. Lavorare su entrambi i canali sarà parte essenziale del modo di fare business.

In questo scenario, il punto di forza del Made in Italy?

La rete dei nostri saperi artigianali è insostituibile, inimitabile e capace di attrarre importanti investimenti stranieri sul territorio. La mia percezione sul futuro, è che il ‘brick and mortar’ resterà insostituibile, non solo nella moda.  Oltre il 60% delle vendite passa attraverso le fiere, un dato che non si cancellerà all’improvviso. Inoltre, la struttura imprenditoriale del nostro paese è fatta di micro e piccole aziende che hanno la possibilità di raggiungere tutti i mercati solo tramite il sistema fieristico. Credo, quindi, che il futuro sarà ancora ‘fisico’ con l’aggiunta di servizi digitali sempre più personalizzati.




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