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Chiara e Dario Nardella con Fabrizio Moretti
21 Settembre 2022

La Biennale internazionale di Antiquariato presentata da Dario Nardella e Fabrizio Moretti

Entusiasmo, passione e uno sguardo rivolto al futuro: il sindaco e il segretario generale di Biaf ci raccontano le novità della 32esima edizione

Un percorso parallelo, iniziato insieme nel 2015, costellato di successi e soddisfazioni, che ha segnato una vera e propria svolta per la città: se si deve tracciare un bilancio di questi anni di attività della Biennale internazionale di Antiquariato di Firenze bisogna partire dal sodalizio che lega il Sindaco Dario Nardella e il Segretario Generale di Biaf Fabrizio Moretti. Entusiasmo, passione, sguardo rivolto al futuro sono i valori che condividono, segni distintivi di due personalità forti e volitive. A loro abbiamo chiesto di raccontarci questa 32° edizione della Biennale, che segna 63 anni di attività della stessa.

Cena di Gala

Quali sono i valori condivisi di Firenze e Biaf?

Dario Nardella: Non ho dubbi: originalità, passione, meticolosità, sguardo rivolto al futuro.

Cosa rappresenta questa edizione del 2022?

DN: L’edizione della ripartenza: la Biaf apre di nuovo le sue porte a Firenze e non solo dopo tre anni di stop dovuto alla pandemia. Tornare nello splendido Palazzo Corsini, luogo ideale per una manifestazione di questo genere, sarà davvero una forte emozione.

Fabrizio Moretti: Sicuramente rappresenta la rinascita dopo un periodo difficile. Noi portiamo avanti un programma basato su qualità, scelta dei più grandi mercanti d’arte al mondo, passione e entusiasmo. E’ una mostra che vuole omaggiare tutta la città di Firenze, che favorisce l’indotto e - possiamo dire senza ombra di dubbio – rappresenta un punto di riferimento fondamentale per il mercato mondiale di arte antica.

Oltre Biennale, la Florence Art Week è un momento importante per la città che coinvolge arte, moda e accoglienza. Ce la racconta in poche parole dal suo osservatorio privilegiato?

DN: La Florence Art Week è stata concepita come una cornice ideale e non certo esaustiva in cui inserire una concentrazione di eventi culturali di altissimo livello, un progetto pilota che vogliamo strutturare e rendere permanente negli anni a venire. I diversi attori culturali della città hanno risposto al nostro appello e siamo così in grado di dimostrare una straordinaria capacità della città di fare rete e di proporre un’offerta variegata e in sintonia con l’attualità dei diversi linguaggi artistici. La Biaf è stata da subito al nostro fianco.

La digitalizzazione è un capitolo importante della storia recente della Città e anche della Biennale. Perché oggi è sempre più importante mantenere uno sguardo proiettato verso il futuro?

DN: Da tempo, grazie alla lungimiranza di Fabrizio Moretti, la Biennale ha acquisito una forte connotazione contemporanea con un programma composto anche da molte iniziative collaterali e richiama un pubblico non più di soli addetti ai lavori ma davvero eterogeneo e interessato.

FM: Come per le precedenti edizioni, nei mesi che hanno preceduto la mostra abbiamo raccontato la Biennale attraverso le piattaforme Facebook e Instagram, lanciando interviste a tutti i nostri partner e notizie in anteprima. Quest’anno abbiamo fatto molto di più, abbiamo creato un videogioco in italiano e inglese che ha come scopo sensibilizzare i giovani di tutto il mondo sul passato di Firenze, per apprezzare di più il presente e speriamo investire sul futuro della città.

Abbiamo toccato tre temi importanti: Firenze, i giovani e la Biennale. Mi costruite questa equazione?

DN: I giovani fanno parte di quel pubblico nuovo di cui ho accennato sopra: chi pensa che l’antiquariato sia roba appunto del passato è rimasto decisamente indietro con le nuove tendenze dell’arte e del collezionismo contemporanei.

FM: Come dico sempre la Biennale è un vero e proprio museo in vendita, bello da visitare anche quando si è giovani, per sognare magari di diventare collezionisti domani. Vorrei davvero che si vedesse la Biennale soprattutto come un momento di scambio culturale, con oggetti di grande valore e bellezza selezionate da un vetting molto attento e preparato. Opere che davvero possono stare in un museo, e spesso ci arrivano davvero.

La Biennale è un vero e proprio mecenate per la città: entriamo nel vivo delle operazioni che finanzia?

FM: Oltre all’importante indotto che la Biennale porta alla città, per quanto riguarda le opere mirate, i tre Premi Pittura, Scultura e Arti Decorative, tre premi di circa 10 mila euro, sono un pretesto per finanziare il restauro di opere che in altro modo difficilmente potrebbero essere recuperate. Abbiamo già deciso il Premio Scultura, che andrà a delle cere del Museo Ginori. Il Premio Scultura andrà invece agli Uffizi. 

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