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Spagnola

Text Teresa Favi

20 Novembre 2020

La Spagnola come il Covid a un secolo di distanza

Cosa fu l’influenza Spagnola? Quali similitudini con il Covid-19? E in Toscana? Ne parliamo con Francesco Cutolo autore di un nuovo libro sulla Spagnola

Una pandemia identica alla Spagnola. Così si esprimeva lo scorso giugno il direttore aggiunto dell’Oms, Ranieri Guerra, in merito al dibattito sul pericolo rappresentato dal Coronavirus. Un parallelo storico forte, visti i numeri drammatici che fece registrare la Spagnola tra il 1918 e il 1920, e le analogie temporali: un secolo di distanza quasi esatto tra le due pandemie, e la durata di un anno (1918-1019/2020-2021) la stessa che si ipotizza per il Covid. 

Precauzioni igieniche contro l'influenza adottate nel Canton Ticino

Ma cosa fu l’influenza Spagnola? Quali similitudini ci sono con il Covid-19? E in Toscana come andò?

Militari americani in marcia con indosso la mascherina

Ne abbiamo parlato con Francesco Cutolo, allievo perfezionando di Storia alla Scuola Normale Superiore di Pisa, e autore del libro L’influenza spagnola del 1918-1919. La dimensione globale, il quadro nazionale e un caso locale, edito da IRSPT.

Cover del libro

Cos’è stata l’influenza Spagnola e dove ha avuto origine?

La pandemia di influenza “Spagnola” derivò da un “salto di specie” di un virus aviario, che si adattò all’uomo. Uccise circa 50 milioni di persone, 25 milioni in Europa, 600.000 in Italia e 30.000 in Toscana soprattutto giovani tra i 20 e i 30 anni. L’origine geografica è incerta. Per una prima ipotesi, il virus esordì nei campi d’addestramento dell’esercito statunitense. Una seconda individua nella Cina il punto di partenza, diffusa dai lavoratori cinesi diretti in Europa. Una terza identifica il focolaio iniziale nel campo-ospedale britannico di Étaples, nelle retrovie del fronte occidentale. Senza dubbio non fu la Spagna. Tuttavia, nella primavera 1918 la stampa spagnola – non sottoposta a censura perché il Paese iberico era neutrale – fece ampi reportage sulla malattia, mentre i giornali degli Stati belligeranti minimizzarono l’emergenza nelle rispettive nazioni. La pandemia sembrava confinata alla Spagna. Da qui, il nomignolo. 

Vignetta satirica belga sul nomignolo di febbre Spagnola

Quante sono state le ondate della Spagnola?

La Spagnola colpì il globo in tre ondate tra il 1918 e il 1919. Dopo una prima dalla mortalità contenuta, il virus ricomparve mutato nell’autunno 1918 infierendo fino a dicembre. Infine, una terza ondata meno contagiosa si ripresentò nei primi mesi del 1919 fino all’inverno 1920 e con recrudescenze fino al 1922. La pandemia coincise con la fine del conflitto e il dopoguerra: un contesto di grandi spostamenti umani (soldati e profughi) che contribuì alla circolazione del virus. 

Quali sono i parallelismi più evidenti tra Spagnola e Covid 19?

Vi sono similitudini nella diffusione. La rapida globalizzazione della Spagnola fu causata dalle intese e dinamiche interazioni umane di scala mondiale, rese possibili dai moderni sistemi di trasporto ottocenteschi (treno e navi a vapore) e legate alla colonizzazione europea, poi alla guerra. Infine, oggi come allora, la maggioranza della popolazione era spaventata dall’avanzare del virus, con un forte impatto sulla mentalità collettiva.

Quali sono invece le differenze tra i due virus?

All’epoca non c’erano forme di assistenza per ridurre l’impatto di un virus, per il quale (come oggi) mancavano cure e vaccini. La Sanità pubblica e il Welfare, di cui godiamo nei paesi più sviluppati, non esistevano. Se le misure profilattiche del 1918 potevano anche avere delle analogie con quelle odierne (disinfezioni, chiusura di cinema e teatri, norme igieniche), è vero che tanti provvedimenti, come le mascherine, furono adottati in maniera saltuaria e soprattutto in Nordamerica. In Italia, come in Europa, non furono presi provvedimenti di contenimento radicali per non intaccare un sistema produttivo votato allo sforzo bellico e per le difficoltà ad applicarli a società coinvolte nel conflitto.  L’attenzione dei governi e dell’opinione pubblice era soprattutto rivolta alla guerra e alle sue conseguenze. 

Precauzioni igieniche da adottarsi contro l'influenza a Milano

Fake news di ieri e di oggi. Si possono fare degli esempi? 

Alla diceria sull’origine spagnola, se ne sommarono altre. In Italia, Francia, Regno Unito e Stati Uniti molti ritenevano che la responsabilità della malattia fosse da imputare al nemico, la Germania, accusata di aver realizzato il virus in laboratorio come arma batteriologica. Alcuni giornali lo ribattezzarono “l’influenza tedesca”. Così come oggi, non pochi hanno dato credito a teorie simili, incolpando la Cina. 

Come fu risolta la spagnola? Fu trovata una cura o un vaccino?

Il prevalere di forme meno aggressive ne ridusse gradualmente la letalità e la contagiosità. Nessuna cura specifica fu individuata ma ne furono proposte molte. In Italia fu sperimentato il chinino, senza troppa efficacia, finendo per intaccarne le riserve necessarie a contenere la malaria. I giornali erano inondati di pubblicità di rimedi e antisettici (come il Lindol), reclamizzati con messaggi a effetto. Medici o sedicenti tali proposero trattamenti sperimentali dagli effetti nulli se non controproducenti. La popolazione finì per recuperare le cure tradizionali: tornarono in auge purghe con l’olio di ricino, sanguisughe e salassi. Non pochi tentarono autotrattamenti, spesso nocivi, ingerendo anche disinfettanti. Un’analogia con il presente: sul web è circolata la notizia (assolutamente falsa, ndr.) che fare gargarismi con la candeggina prevenga da infezioni del cavo orale. 

Pubblicità dell'antisettico Lindol, uno dei tanti rimedi pubblicizzati dai giornali

Sull’impatto della Spagnola in Toscana: quali furono gli effetti principali che misero in ginocchio la vita sociale ed economica della nostra Regione?

In Toscana morirono circa 30.000 persone. Le autorità locali ritardarono a novembre-dicembre l’apertura delle scuole, chiusero cinema e teatri, organizzarono massicce disinfezioni dei luoghi pubblici. Il prefetto di Firenze ridusse gli accessi sui treni, un provvedimento inattuabile in tratte affollate, come la Firenze-Pistoia. Vi furono problemi nell’approvvigionamento della popolazione, per la contrazione dei rifornimenti causata dalla spagnola. I lavori agricoli, infatti, patirono estese interruzioni: nel Mugello non fu possibile procedere alla raccolta delle castagne, alimento fondamentale nell’economia di sussistenza.

Qualche episodio tra i più rilevanti causati della Spagnola in Toscana?

Oltre agli episodi più drammatici che riguardarono l’eccesso di mortalità, si verificarono suicidi di persone sopraffatte dalla paura, come una donna nell’area fiorentina che si gettò in un fiume con la figlia dopo aver contratto il virus. La pandemia aggravò i lutti di una popolazione già flagellata dall’altro cataclisma, la guerra mondiale. Tragedie in gran parte rimaste nascoste nei ricordi familiari.

Donne al tempo della Spagnola

Fatti curiosi legati a personaggi Toscani al tempo della Spagnola?

Piuttosto curioso quello legato al pittore e ufficiale degli Arditi, Ottone Rosai, che contrasse una grave forma di Spagnola al fronte. Rosai raccontò che i medici gli prescrissero una dieta e, nel momento più critico, si limitarono a fargli impartire l’estrema unzione. Il futurista allora si curò da solo, bevendo «due bottiglie di cognac Sarti» che ebbero effetti “lassativi”: «La cosa ha il suo effetto e la mattina, insieme à una scarica infinita di roba che lascio andare sul letto, ritrovai la mia salute completa». Una vicenda che può far sorridere, ma è rivelatoria della sfiducia verso l’ambiente medico provato da molte persone.

Cosa ci insegna la pandemia del 1918? Quali errori sono furono commessi allora e quali non devono essere fatti adesso?

Al di là delle differenze nelle misure profilattiche, dovute anche alla diversa cultura igienica e ai mezzi a disposizione oggi, la pandemia del 1918 ci insegna l’importanza di una comunicazione onesta e trasparente da parte delle autorità, senza minimizzare l’emergenza ma anche senza drammatizzare, decisiva per invitare la popolazione a un atteggiamento prudente. Infine, rende evidente l’importanza di sistemi sanitari pubblici efficienti.

 

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