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Marchese Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano

text Teresa Favi
photo Dario Garofalo

11 Marzo 2022

La nostra intervista esclusiva a Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano

Nella sua residenza fiorentina, il Marchese Giuseppe di San Giuliano, condivide storie di famiglia, passioni e i suoi modellini di treni

Via de’ Serragli, separa da nord a sud l’Oltrarno fiorentino: a sinistra il quartiere di Santo Spirito, a destra quello di San Frediano. La strada corre dal Ponte alla Carraia (piazza Nazario Sauro) alla medioevale Porta Romana.

Al numero 132 una targa ricorda il poeta americano Nathaniel Hawthorne, celebre autore della Lettera scarlatta, che qui dimorò nel 1858. Altri due nomi si impongono, perché nati in via de’ Serragli: San Filippo Neri e Antonio Meucci, l’inventore del telefono.

In questa via di Firenze si percepisce tutta l’anima dell’Oltrarno e qui, nella sua splendida dimora, abbiamo incontrato Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano. Occhi che inchiodano, classe superba, savoir fair positivo e contagioso. Appartiene ad uno dei più antichi casati della Sicilia. Nobiltà feudale normanna “discendente dai combattivi conti d’Ambran che dopo il loro arrivo in Sicilia, intorno all’anno Mille - ci spiega - assunsero il nome della città conquistata, l’araba Budurnus”, trasformato poi in Paternò con la rapidità levigatrice di ogni lingua nascente.

Marchese Giuseppe Paternò Castello di San Giuliano

La conversazione prosegue. Intorno a noi, una serie di ritratti degli antenati: il più famoso, quello del ministro degli esteri del Regno d’Italia, dal 1910 al 1914, marchese Antonino di San Giuliano, bisnonno di Giuseppe.

Tra le pareti affrescate i brani di storia familiare si intersecano alle sue passioni personali: un impeccabile guardaroba di cui tra il serio e il faceto ci rivela d’andare molto fiero, numerosi volumi di storia che si ergono come stalattiti dai tappeti persiani che coprono i pavimenti della sala di lettura, arredi e oggetti di fascino assoluto che generano un vortice di euforica armonia per tutta la casa. Nel 1948 iniziai la mia carriera lavorativa: prima tappa a Rio de Janeiro – racconta Giuseppe di San Giuliano - dove fui assunto dalla Olivetti. Nel 1959 tornai in Sicilia, poi raggiunsi Londra. Continuai il mio lavoro alle Bahamas e in Spagna. Tornato in Sicilia, uno zio mi propose di lavorare per un’azienda di Firenze che produceva scarpe, e nell’agosto del ’67 fui assunto dalla ditta Giusti. In quell’anno era stata inaugurata nel capoluogo toscano un’importante mostra di scarpe, visitata da compratori arrivati da ogni parte del mondo. Così mi trasferii a Firenze. Fu in quella occasione, all’Harry’s Bar, dove all’epoca si incontravano buyer e produttori, che conobbi per la prima volta Fiamma Ferragamo e da quel momento la mia vita e i nostri destini si incrociarono per sempre. Il mio amore per la città e per Fiamma sono avvenuti nello stesso momento”.

Pareti elegantemente affrescate, mobili e oggetti affascinanti irradiano un senso di euforica armonia in tutta la casa

Si sente più fiorentino o siciliano?

Se non fossi nato siciliano sarei voluto nascere maremmano, e, se non italiano, sicuramente inglese.

Cos’è per lei l’eleganza?

L’uomo elegante è colui che nessuno potrà mai notare per il suo abbigliamento.

Un simbolo dell’eleganza a Firenze?

Appartiene alla storia di via dei Serragli, la prima sfilata di moda italiana, presentata da Giovanni Battista Giorgini all’interno di villa Torrigiani nel febbraio del 1951. Ebbi modo di conoscerlo quando mi trasferii a Firenze, un uomo straordinario.

Wanda Ferragamo, in due parole?

Quelle di mia madre dopo averla conosciuta : “Tua suocera – mi disse - è una donna da cappa e spada come non se ne vedono da tempi immemorabili!”

Luogo del cuore?

La tenuta di famiglia fra Catania e Siracusa dove produciamo da sempre olio e agrumi, e dove dieci anni fa ho avviato anche una produzione vitivinicola. E’ un posto bellissimo, chi arriva lì resta incantato.

Grandi passioni?

Negli ultimi dieci anni ho dato vita al più bel plastico di treni elettrici d’Europa. Per questa impresa tanto curiosa quanto straordinaria, Giuseppe di San Giuliano ha svuotato uno dei capannoni industriali di sua proprietà alle porte di Firenze, e lo ha dedicato in tutti i suoi 300 metri quadrati alla creazione del plastico, totalmente digitalizzato, coinvolgendo amici e specialisti.  La minuzia e la veridicità con cui il team “San Giuliano” ha realizzato i paesaggi è l’elemento forse più sorprendente. La stazione centrale è bellissima ed è stata riprodotta unendo la parte posteriore della stazione di Milano alla parte anteriore della stazione di Berlino. Nella stazione di testa, si vedono treni che arrivano e partono, locomotive dotate di ben 32 funzioni, che possono riprodurre suoni, luci, manovre, persino
lo sbuffo di vapore. “Dopo tanti anni di passione e lavoro, siamo quasi giunti
al traguardo”. Un desiderio? Condividerlo con più persone possibile. 

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