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La spettacolare vista dal tetto di Palazzo Gondi  sulla Cupola del Brunelleschi e il Palazzo del Bargello (ph. Dario Garofalo)

text Teresa Favi

9 Gennaio 2022

Da Palazzo Gondi, la storia e il futuro di una delle più antiche famiglie fiorentine

Gerardo e Lapo Gondi raccontano la dinastia fiorentina ed il suo Palazzo

È uno dei palazzi più belli e antichi di Firenze, fiancheggiante Palazzo Vecchio. E la vista sulla città dalla sua altana pare sia la più suggestiva di Firenze. Palazzo Gondi fu progettato nel 1489 da Giuliano da Sangallo, l’architetto preferito da Lorenzo de’ Medici, e ancora oggi appartiene alla stessa famiglia Gondi: i marchesi Bernardo e Vittoria, insieme ai loro due figli, Gerardo e Lapo, di 39 e 32 anni. La loro, è una delle più longeve famiglie fiorentine. Rarissima nobiltà di spada, con il capostipite Braccio della consorteria dei Filippi, armato cavaliere da Carlo Magno nel 786. Banchieri solidissimi già al tempo di Cosimo il Vecchio, i Gondi solcano la storia con una politica matrimoniale che li unisce ai Medici.  Il figlio di Maddalena Gondi, Jacopo Salviati, sposa Lucrezia, figlia di Lorenzo il Magnifico. Da questo matrimonio principesco nascerà Maria, futura moglie di Giovanni dalle Bande Nere e madre di Cosimo I, il primo granduca di Toscana.

Gerardo e Lapo Gondi sono gli ultimi discendenti della millenaria nobile famiglia fiorentina dei Gondi

Ma nella galleria storica dei ritratti di famiglia c’è anche Antonio, capostipite del ramo francese legato a doppio filo a Caterina de’ Medici regina di Francia, un regno che dette ai Gondi tre duchi, due marescialli, tre vescovi, un arcivescovo di Parigi, che si aggiungono a ben tre cardinali. Questa ereditaria vitalità è l’argomento che anima la conversazione con Gerardo e Lapo, l’uno impegnato nell’ospitalità e nella conduzione vitivinicola della Tenuta Bossi - Marchesi Gondi a Pontassieve nel Chianti Rufina, l’altro più attivo nella gestione del palazzo di famiglia, meravigliosamente restaurato a partire dal 2006 e oggi sontuosa sede di eventi, e della Fattoria di Volmiano a Calenzano, dove si fa l’olio dal Quattrocento. Parlare con loro, significa imbattersi in storie millenarie, una dentro l’altra come scatole cinesi… servirebbe non un libro, ma una collana di libri per raccontarle tutte. Ve ne abbiamo estrapolate alcune tra le più incredibili.

La facciata di Palazzo Gondi, un progetto di Giuliano da Sangallo del 1489

Gerardo, l’aneddoto più significativo legato alla vostra storia?

Ce ne sono molti, ma quello sulla corona del nostro stemma è interessante. Quando il re Alfonso di Napoli non riuscì a pagare un grosso debito contratto con il grande banchiere Giuliano Gondi, per scusarsi gli offrì in cambio il titolo di Duca. Giuliano, interessato a ben altro, gli propose allora uno scambio e invece del titolo si fece dare l’architetto... un giovane promettente che si chiamava Giuliano da Sangallo. Se lo portò a Firenze e gli fece progettare il nostro Palazzo per ospitare le attività commerciali di famiglia, oltre alla cappella Gondi alla sinistra dell’altare nella Basilica Santa Maria Novella, in marmo bianco dove risalta il Crocifisso del Brunelleschi. E fu ancora il nostro avo a presentare il Sangallo a Cosimo il vecchio. Da quell’incontro, come è noto, ebbero origine alcune delle più belle architetture dell’Umanesimo e del Rinascimento fiorentino. Tornando alla corona, Giuliano la volle nello stemma a ricordo di quello scambio fruttuoso.

La vista speciale su Palazzo Vecchio dalla terrazza di Palazzo Gondi

Basterebbe nominare Notre Dame de Paris e la Reggia di Versailles per sfilare notizie sensazionali anche dal vostro ramo francese, non è forse così Lapo?

L’abside di Notre Dame a Parigi non è altro che la Cappella Gondi, costruita per accogliere le sepolture di Alberto e Piero, i figli di Antonio Gondi. Durante la Rivoluzione Francese le tombe furono distrutte, si salvarono però le loro statue, visibili ancora adesso. Quanto a Versailles, buona parte dei terreni su cui furono realizzati i leggendari giardini della Reggia appartenevano al nostro ramo francese.

Che effetto le fa sapere di essere parte di tutto questo?

E’ storia, solo storia. Bisogna esserne fieri, ma pensare al futuro. Il ramo francese si è estinto nel Seicento. Vorrei che quello nostro, durasse ancora per un bel pezzo come ha fatto finora. E nel migliore dei modi!

Gerardo, qual è tra tutti il vino che più vi rappresenta?

Si chiama Fiammae, è un Sangiovese in purezza che unisce sia nel risultato finale che nel complesso metodo di produzione il mio gusto in fatto di vino, più potente e profondo, che quello di mio fratello, più fruttato e rotondo.

Un sogno per il futuro della vostra famiglia?

Che possa, in un tempo più lungo possibile, essere sempre più famosa e conosciuta nel mondo. In questa direzione hanno lavorato mio padre e mia madre, e così stiamo facendo anche io e mio fratello sia a Palazzo che nelle Tenute. 

Places

In questo articolo abbiamo parlato di Palazzo Vecchio

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