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Alessandra Lucarelli, ph. Dario Garofalo

27 Giugno 2016

Santo Spirito, come te nessuno mai

Diladdarno Vol. 2. Dopo San Frediano, un tour in un altro dei quartieri più amato di Firenze

È il quartiere che insieme a San Frediano e a San Niccolò forma il cosiddetto ‘Diladdarno’, la parte della città che conserva l’anima più autentica della fiorentinità. Le case popolari, le piccole botteghe, le maestranze artigiane che qui riescono a sopravvivere, a stretto contatto con i nuovi ristoranti e locali, danno vita ad un quartiere dal carattere indistinguibile, dove l’anima popolare è da sempre un tutt’uno con un estratto nobile.

Fu infatti Eleonora di Toledo, moglie di Cosimo I dei Medici a comprare Palazzo Pitti nel 1560 con l’intento di avere a disposizione una residenza alternativa e in zona più salubre rispetto a Palazzo Vecchio, sua prima dimora. Fu così che iniziò la drastica trasformazione del quartiere dell’Oltrarno e Palazzo Pitti divenne la residenza ufficiale dei Granduchi di Toscana.

il Palazzo subì ampliamenti e modifiche - i più importanti ad opera dell’Ammannati che realizzò il fastoso cortile interno, e la sistemazione del Giardino di Boboli. È così che nacque l’alchimia dai forti contrasti che ha lasciato una traccia grandissima nell’urbanistica di questa città, che vede piazze dagli alti e bellissimi palazzi accanto a vie buie e tortuose, costruite di fatto per accogliere le botteghe e le piccole attività commerciali e artigianali.

Ma andiamo per ordine. Due sono i simboli storici del quartiere: la Basilica di Santo Spirito e appunto Palazzo Pitti e le omonime piazze. La Basilica di Santo Spirito, riconoscibile per la sua particolarissima nuda facciata, fu edificata su ciò che rimaneva del convento agostiniano del Duecento, distrutto da un incendio nel 1471, e rappresenta l’ultimo capolavoro di Filippo Brunelleschi che la iniziò nel 1444, due anni prima della sua scomparsa.

La piazza Santo Spirito rappresenta l’anima più viva del quartiere, soprattutto nelle giornate estive: ogni mattina qui trovate il mercato, così come la domenica (la seconda del mese dedicata all’artigianato, la terza ai prodotti enogastronomici, rigorosamente di produttori locali, eccetto il mese di agosto) mentre la sera grazie ai suoi locali e caffè è la destinazione preferita di chi vuole bere qualcosa en plein air e tirare tardi.

Dal Volume, locale che nasce all’interno di uno storico laboratorio di cappelli, al Cabiria, uno dei primi locali nati nella piazza, fino al Pop e al Pitta M’Ingolli sull’altro lato, le alternative sono diverse e tutte valide.

Per una vista esclusiva, scegliete il roof garden di Palazzo Guadagni, residenza storica cinquecentesca oggi trasformata in hotel: il panorama si estende dalla piazza fino al giardino di Boboli e la Torre di Bellosguardo.

Fermatevi per pranzo alla Trattoria La Casalinga (via dei Michelozzi 9r), oltre 50 anni di gastronomia fiorentina e atmosfera familiare, oppure, un pochino più appartati, al Chicco di Caffè (via della Chiesa, 16r), frequentato dai giovani fiorentini del quartiere, tavoli in condivisione, piatti semplici ma sempre buonissimi (da non perdere i dolci fatti in casa).

Per una proposta più formale, l’ultimo indirizzo di riferimento è Gurdulù (via delle Caldaie, 12): il locale, che porta il nome di un personaggio del romanzo Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, richiama l’atmosfera dei bistrot francesi, cucina a vista e un grande bancone dove è possibile fermarsi anche solo per un cocktail, che qui viene servito a regola d’arte. Proprio accanto al ristorante, fermatevi per un aperitivo o un cocktail dopocena a Langolino: il locale è piccolo ma rappresenta ormai un punto di riferimento per la vita notturna fiorentina.

Tornando verso santo Spirito e lasciandosi la chiesa sulla sinistra, arrivate in via Maggio - la via ‘maggiore’, per l’ampiezza che la contraddistingueva in passato dalle altre vie cittadine, oggi centro dell’antiquariato: tra gli indirizzi da non perdere, Boralevi (al numero 16r), Giovanni Pratesi (13), Giovanni Turchi (50-52r), Tornabuoni Arte Antica (38-40r) e Frascione Arte (5).

Da non perdere il Palazzo Bianca Cappello, dove la dama veneziana visse una delle più chiacchierate storie d’amore del Rinascimento, quando divenne prima maestra e poi moglie del Granduca Francesco I. Alla fine di via Maggio, verso Ponte Santa Trinta, se girate a sinistra entrate in via santo Spirito, caratterizzata da negozi di design, palazzi antichi - come Palazzo Frescobaldi, uno dei palazzi più belli della città, con l’omonimo giardino e una finestra privata esclusiva sulla Chiesa di Santo Spirito - e ristoranti gourmet come Il Santo Bevitore e l’adiacente Wine Bar Il Santino, mentre se girate a destra arrivate in Borgo San Jacopo, una delle strade più eleganti del quartiere.

Subito sulla destra trovate una delle botteghe di ortofrutta più fornite della città, più avanti la Trattoria Cammillo (57r) e il ristorante Borgo San Jacopo (62r) regno dell’Executive Chef Peter Brunel e una stella Michelin.

Altra piazza da non perdere è piazza della Passera. Se provate a cercarla su uno stradario però non la troverete, perché questo slargo disegnato tra via dello Sprone, via Toscanella e via dei Vellutini deve il proprio nome a Mario Mariotti, artista/artigiano simbolo d’Oltrarno, che con la complicità degli artigiani della zona decise di chiamarlo così alludendo alle famose case di appuntamenti che un tempo popolavano il rione.

Qui fermatevi per un caffè al Caffè degli Artigiani, un gelato alla Gelateria della Passera, a cena da Il Magazzino dove potete gustare specialità a base di trippa e lampredotto (ma non solo) da una delle sue migliori firme, Luca Cai, o per un cocktail da Ditta Artigianale, locale e torrefazione dal sapore internazionale che vanta una notevole carta di gin, e dove è possibile fermarsi sia a pranzo che a cena.

Attraversando questa piccola piazza si arriva in via dei Guicciardini che conduce all’altro grande simbolo dell’Oltrarno, piazza Pitti, con l’omonimo Palazzo Pitti, residenza del Granducato di Toscana, al cui interno è ospitato il grandissimo complesso museale composto dalla Galleria Palatina, la Galleria d’arte moderna, il Museo degli argenti, la Galleria del costume, il Museo delle porcellane.

Da Palazzo Pitti si accede ai Giardini di Boboli, tra i giardini più famosi del mondo, le cui dimensioni e opere d’arte furono arricchiti dai Medici e dalla famiglia Lorena per tutto l’Ottocento. Tra le cose che non dovete perdere durante la vostra passeggiata: l’Anfiteatro, che segna il punto dove la collina di Boboli venne scavata per prelevare la pietraforte usata per costruire Palazzo Pitti, dominato dalla Fontana del Carciofo, è un abbraccio en plain air che trova il suo centro virtuale nel gigantesco obelisco che fu trasportato da Luxor e qui posto nel 1789.

Ancora la Kaffeehaus, piccolo gioiello rococò dominato da una cupola finestrata, da cui si gode la vista più bella di Boboli, la Fontana dell’Oceano del Giambologna, circondato da tre sculture ispirate ai tre grandi fiumi, il Gange, il Nilo e l’Eufrate. Dalla superficie dell’acqua si stagliano Perseo in groppa al suo fido destriero e Andromeda, ancorata alla pietra.

Tornando verso Santo Spirito e lasciandosi la Basilica alle spalle, sulla destra, percorrendo via Sant’Agostino si arriva in via dei Serragli, la strada principale che attraversa il quartiere e che da Ponte alla Carraia conduce fino a piazza della Calza e Porta Romana: il nome antico della strada è Canto della Cuculia e alludeva al paesaggio arboreo, dove la leggenda vuole che un tempo nidificassero i cuculi, rappresentando quindi una via di transizione contesa ai campi.

Oggi, vi si trovano alcuni dei palazzi storici più belli della città come Palazzo Rosselli del Turco e il Palazzo Ricasoli-Salviati (al numero 49), l’ex monastero di Sant’Elisabetta delle Convertite, oltre ad una serie di piccole botteghe e di studi d’arte interessanti come il collettivo GattaRossa al numero 75c. 

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