Le più belle Natività di Firenze
Cosa c'è di più natalizio della scena della natività? Ecco un esclusivo tour tra le opere da non perdere a Firenze
Il tema della nascita di Gesù (la Natività) è probabilmente tra i più rappresentati nella storia dell’arte italiana.Le prime testimonianze artistiche che rappresentano la Natività risalgono al III secolo D.C. e sono state trovate nelle catacombe di Priscilla a Roma.
Firenze custodisce numerose opere con le scene della Natività, presso la Galleria degli Uffizi, per esempio, sono custoditi capolavori come l’Adorazione dei pastori di Leonardo, il Tondo Doni di Michelangelo e l’Adorazione dei Magi di Filippino Lippi.
Abbiamo deciso di segnalare alcune opere di artisti non fiorentini partendo dall’Adorazione dei Magi (o Pala Strozzi) di Gentile da Fabriano. Eseguito nel 1423 per il banchiere Palla Strozzi, il dipinto rappresenta tutto il cammino dei tre saggi orientali. La narrazione ha inizio nelle tre lunette dove si vedono i tre Magi che, veduta la stella cometa, s’incamminano per giungere a Gerusalemme ed entrare in città. Il corteo riappare quindi in tutta la metà inferiore del dipinto. A sinistra vediamo la grotta con il bue e l’asinello, san Giuseppe, la Madonna col Bambino e due servitrici. Davanti al Bambino e i tre Magi. I loro vestiti sono sfarzosi, con broccati d’oro arabescati e cinture con borchie preziose in rilievo. Dietro di loro si trovano due personaggi: l’uomo col falcone in mano è il committente Palla Strozzi con accanto il figlio Lorenzo. Completamente inedito e inusuale per Firenze, tanto da suscitare scalpore, è il tono del corteo, che assomiglia più a una battuta di caccia di eleganti aristocratici che a una scena religiosa.
Altro dipinto ad aver suscitato clamore oltre che influenzato la pittura fiorentina del suo tempo, è il grande Adorazione dei Magi (o Pala Strozzi) di Gentile da Fabriano su commissione di Tommaso Portinari, capo del locale Banco mediceo. Il Trittico arrivò a Pisa su una nave e poi attraverso l’Arno, giunse a Firenze, dove fu collocato nella chiesa di Sant’Egidio nel 1483. Il trittico presenta due ante dove, una volta aperte, è raffigurato, in quella di sinistra, il committente e i figli Antonio e Pigello sovrastati da Sant’Antonio abate e San Tommaso, in quella di destra. la moglie Maria di Francesco Baroncelli e la figlia Margherita sovrastate da Santa Maria Maddalena e Santa Margherita d’Antiochia. Il centro del dipinto è dominato dall’adorazione dei pastori nella quale colpiscono il bambino a terra completamente nudo e il forte realismo con il quale sono raffigurati Giuseppe e Maria e il gruppo di contadini sul lato destro. In primo piano vasi di fiori e un covone di grano simboleggiano la purezza, l’incarnazione e la passione di Gesù.
Di tutt’altro genere e avvolto da un’atmosfera di surreale bellezza, è l’Adorazione del Bambino del Correggio. Databile intorno al 1526, l’opera fu donata da Francesco I Gonzaga a Cosimo II nel 1617 e subito collocata nella Tribuna. Il dipinto è tra i più commoventi degli Uffizi per la dolcezza del rapporto tra madre e figlio avvolti dalla luce dorata di un tramonto.
Custodito nella Galleria Palatina di Palazzo Pitti, è il monumentale Tondo Bartolini di Filippo Lippi. Databile al 1452-1453, secondo la tradizione il dipinto fu commissionato da Leonardo Bartolini. Il formato tondo, uno dei primi del Rinascimento, fece da ispirazione ad altri artisti del secondo Quattrocento. Il Bambino è nel grembo della madre. L’acconciatura della Vergine è molto elegante con finissimi veli intrecciati, ornati di sottili fili perle. L’abito è ricco e maestoso. La Vergine e il bambino tengono in mano una melagrana, simbolo di fertilità e di regalità. Sullo sfondo si svolgono le scene legate alla nascita di Maria: l’Incontro alla Porta d’Oro di Gioacchino e Anna e la Nascita della Vergine. La scelta delle scene richiama un tema molto discusso nel Quattrocento, cioè la concezione “immacolata” di Maria.
Attraversato il ponte di Santa Trinita, all’interno dell’omonima chiesa è custodita l’Adorazione dei pastori di Domenico del Ghirlandaio. Eseguita tra il 1483 e il 1485, la pala s’inserisce all’interno dello splendido ciclo di affreschi commissionato dal banchiere Francesco Sassetti per adornare la cappella di famiglia. Sullo sfondo della tavola si intravedono due città identificate con Gerusalemme e Roma. Nella scena centrale è raffigurato un antico sarcofago, simbolo della cristianità che trionfa sul paganesimo. L’opera considerata una delle più significative di Domenico Ghirlandaio per la potenza coloristica, per la ritrattista, nonché per la capacità di rielaborazione della lezione nordica introdotta dalla presenza a Firenze del Trittico Portinari di Hugo van der Goes.
Custodita all’interno del Museo dell’Opera del Duomo, appena riaperto dopo anni di restauro, è la Madonna della Natività di Arnolfo di Cambio, databile all’inizio del XIV secolo. La scultura, proveniente dall’antica facciata di Santa Maria del Fiore, può essere ammirata oggi nella ricostruzione della facciata all’interno del Museo. Maria è distesa, appoggiata sul gomito, secondo l'iconografia tradizionale ripresa in quegli anni anche da Giotto, indossa un mantello dalle pieghe realizzate in maniera molto realistica ed ha uno sguardo malinconico. Probabilmente la Madonna in origine era contornata da un gruppo in rilievo raffigurante un’adorazione dei pastori, purtroppo perduto a causa delle demolizioni ad opera di Bernardino Poccetti.
Concludiamo il nostro itinerario con l’Adorazione dei pastori di Alesso Baldovinetti, databile al 1460 e conservato nel Chiostro dei Voti della Santissima Annunziata. L’Adorazione dei pastori fu il primo affresco che decorò il chiostrino e nonostante la carente conservazione si rileva ancora oggi una cura attenta al dettaglio naturalistico. In primo piano, a destra, si trova la capanna con al centro il Bambino affiancato da Maria in preghiera, Giuseppe dormiente, il bue e l’asinello. A destra accorrono due pastori, mentre a sinistra altri due ricevono l’annuncio da parte dell’angelo.
Uscendo dal chiostrino dei voti non possiamo non pensare a quanti altri capolavori sono custoditi a Firenze che hanno come tema la Natività di Gesù…