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Ann Demeulemeester

text Marta Innocenti Ciulli

10 Giugno 2022

Passato prossimo

Rielaborare l'heritage di sartorialità e personalità per riscrivere il presente. Così Ann Demeulemester guarda al futuro

L’eccitamento cominciava appena scesa dall’aereo. Quando il taxi inforcava Boulevard Malesherbes il mio lavoro prendeva il sopravvento. Parigi in quel periodo dell’anno esplodeva, la moda tutta era lì. La lunga settimana del pret-à-porter, due volte all’anno, si riempiva della stampa mondiale e le sfilate avrebbero avuto bisogno di più ore della giornata, se ne contava 120 a voler star dietro a tutte. Il mio quaderno alla fine della settimana esplodeva, le pagine scricchiolavano da tanto scritto, informazioni che avrei riportato in redazione e condiviso con il mio meraviglioso team.

Ann Demeulemeester FW22

Quella stagione era in arrivo una nuova firma, già molto chiacchierata: Ann, un nome dolcissimo abbinato a un cognome come il piombo, Demeleumeester. Faceva parte di quei famosi Antwerp Six insieme a stilisti del calibro di Dries Van Noten e Martin Margiela, Dirk Bikkembergs, Dirk van Saene, Walter van Bereindonck che subito dopo essersi laureati presso l’allora misconosciuta Royal Academy di Anversa rivoluzionarono, con le loro prime collezioni presentate a Londra nel 1987, un certo modo di intendere la moda e portarono il Belgio sotto i riflettori internazionali. “La buona moda per me è come il rock’n’roll, c’è sempre un pizzico di ribellione”. Fragile e minuta, con un carattere e una volontà d’acciaio. Nata in Belgio nel 1959, si diploma nel 1981. Nel 1992 presenta la sua prima collezione donna a Parigi e nel 1996 la linea maschile.

Primi inviti delle sfilate di Ann Demeulemeester

Il romanticismo inquieto dei primi modelli, con rifiniture deliberatamente grezze e linee decostruzioniste, la portano subito tra le star della new wave della moda. Presentava le sue collezioni fuori dai luoghi istituzionali: erano gallerie d’arte in Place des Vosges o in rue de Paradis, il Refectoire des Cordeliers o il Carreau du Temple e l’Elisée Montmartre, luoghi scelti senza alcuna esitazione che nulla toglievano agli abiti e ai passi rigorosi delle modelle sulle sue passerelle. Il nero dipingeva la scena, ma c’erano flash di bianco e beige e sapienti mix di voile con piume e pelle nera. Quegli abiti avevano il potere di emozionare, quei pantaloni grandi, dritti e lunghi insieme a giacche maschili abbinate a un corpetto-collier piccolo piccolo con piume rubate alle corone dei Cheyenne, un suo vero porte bonheur, riuscivano a toccare come una musica struggente o come una poesia. La pelle nera prendeva il sopravvento, era usata per gonne dritte o abiti con scolli che arrivavano alla vita, e sembrava morbida come un tessuto al completo privilegio dell’esperienza del tatto.

Primi inviti delle sfilate di Ann Demeulemeester

Primi inviti sfilate Ann Demeulemeester

Erano abiti introspettivi di una sensualità assai semplice, che ti facevano sentire pronta per affrontare il mondo. Ann Demeulemeester lascia la sua etichetta nel 2013 e da allora sperimenta nuovi formati espressivi. Nel 2020 il brand è stato acquisito da Claudio Antonioli, imprenditore milanese e talent scouter, che lavora sulla completa riorganizzazione dell'azienda iniziando dalla creazione di un ufficio stile e ristrutturando lo storico negozio ad Anversa, con la direzione del fotografo e marito di Ann, Patrick Robyn. Il compito è quello di riposizionare il marchio Ann Demeulemeester come fashion brand di lusso, mantenendo solido il legame con l'eredità del brand.

In occasione dell'evento a Firenze Ann ha curato personalmente alla Stazione Leopolda il progetto speciale che vede 40 look di archivio e una piccola selezione della collezione corrente s/s 2022.

Ann Demeulemeester FW22

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