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Il ritratto di Eleonora di Toledo del Bronzino

text Rossella Battista

23 Gennaio 2023

Eleonora di Toledo

Tutto quello che non sai sulla moglie di Cosimo I de' Medici, Granduca di Toscana

Bella, eterea, volitiva quanto dolce. Così l’immortala il grande pittore Agnolo Bronzino nel più celebre dei suoi ritratti. Ma chi era veramente Eleonora di Toledo? Di lei si racconta che fu moglie amata, che comprò Pitti, che mise al mondo una dinastia di principi. Ma Eleonora fu molto di più.

Il ritratto di Eleonora di Toledo del Bronzino

Sposò Cosimo I de' Medici nella primavera del 1539, all'età di diciassette anni. Cosimo era alla ricerca di una sposa che potesse aiutarlo a rafforzare la sua posizione politica. Inizialmente aveva chiesto la mano della vedova del duca Alessandro de' Medici, assassinato dal cugino Lorenzaccio. Ma Margherita d'Austria, figlia naturale di Carlo V, aveva mostrato delle enormi reticenze, che convenivano perfettamente a suo padre (il quale aveva altri progetti matrimoniali per lei). L'Imperatore, tuttavia, non volle comunque inimicarsi Cosimo e al posto dell'arciduchessa vedova gli propose una delle figlie del ricchissimo viceré di Napoli, uno degli uomini più influenti della penisola e che godeva della sua piena fiducia.

Mostra Eleonora di Toldeo

Eleonora, già sposatasi per procura il 29 marzo 1539, salpò da Napoli l'11 giugno, accompagnata dal fratello García con sette galere al seguito, e arrivò a Livorno la mattina del 22 giugno. Lo stesso giorno partì per Pisa e a metà strada incontrò per la prima volta il marito Cosimo. Dopo un breve soggiorno a Pisa, la coppia ducale partì per Firenze, fermandosi alcuni giorni alla Villa di Poggio a Caiano. Domenica 29 giugno ci fu l'ingresso solenne della duchessa Eleonora a Firenze dalla Porta al Prato e le nozze nella chiesa di San Lorenzo, con una celebrazione in gran pompa seguita da sfarzosi festeggiamenti.

Fu la miglior socia in affari di Cosimo I e colei che riuscirà a trasformare la Toscana in un regno, Firenze in una reggia. Come ci racconta, e spiega nel suo appassionate volume Eleonora di Toledo and the Creation of the Boboli Gardens, Bruce Edelstein, stimato professore di Storia dell’arte alla New York University di Villa La Pietra.

Palazzo Pitti (ph. Dario Garofalo)

“Tutto in effetti nasce da quel ritratto. Ne rimasi affascinato fin da quando ero studente”. Una passione che lo ha portato, divenendone uno dei più autorevoli studiosi, ad approfondire e sviscerare la figura di questa giovane ragazza spagnola arrivata in Italia a 12 anni, sposa per procura a 17 e morta per febbri malariche a soli 40. A cinquecento anni dalla nascita, il dibattito sul suo ruolo è ancora tutto aperto. A partire proprio dalle nozze.

Professore lei parla di pragmatismo...Non fu dunque matrimonio d’amore?

Non dico questo, ma non credo che Cosimo se ne invaghisse quando andò a Napoli al seguito del cugino Alessandro, l’anno prima che il duca di Firenze fosse assassinato. Fu un matrimonio come sempre combinato e fatto per procura. Poi in realtà si rivelò un grande connubio: diventano infatti dei complici perfetti nel comune intento di conciliare potere e denaro. Lavorano all’unisono per gli stessi obiettivi. E in questo è la loro forza.

Nel suo libro dice anche che Cosimo si considerasse un nuovo Lorenzo il Magnifico.

Ci sono molti punti in comune tra i due: una madre importante e una moglie straniera. Lucrezia e Clarice per Lorenzo, Maria Salviati ed Eleonora per Cosimo: furono tutte figure fondamentali. Maria rimane vedova giovane (di Giovanni dalle Bande Nere ndr) e con un figlio piccolo, ma riesce a mantenere intatto, cosa rara nella sua situazione, il patrimonio che servirà al figlio. Ed ha un ruolo diplomatico importante nella Firenze del tempo, tanto che sarà fondamentale sia nella scelta di Cosimo a successore di Alessandro e sia nella scelta della nuora.

Decisione indubbiamente felice la sua.

Certo. Perché Eleonora non solo porta a Firenze la cultura della corte spagnola, basti pensare che sua madre era stata dama di Isabella la Cattolica, ma riesce anche a imporre l’etichetta, il protocollo e il modus operandi di una reggia. E benché gli spagnoli non fossero amati perché fautori del sacco di Prato, dell’assedio fiorentino e non solo, sarà grazie soprattutto a lei che Firenze diventa un principato. è lei che si occupa della gestione del Palazzo che è macchina alquanto complessa fatta di persone, di approvvigionamenti, di apparati e di tessuti e abiti per ogni giorno dell’anno e per ogni singola persona.

Ma Eleonora riesce a fare anche molto di più giusto?

Certo. Eleonora ha un ruolo speciale. è soprattutto l’unica che espande il territorio acquistando terreni in città, ma anche e soprattutto fuori, nel pisano, il Giglio.

E qui si arriva alla sua rivoluzionaria teoria sul ritratto di Bronzino.

Secondo i miei studi, il paesaggio sullo sfondo non sarebbe infatti quello di Poggio a Caiano come si è ritenuto finora, ma quello del pisano. Una scelta non casuale. Mentre l’ipotesi poggese confermerebbe il quadro come ritratto dinastico: Eleonora e il figlio don Giovanni come proprietà di Cosimo, l’ipotesi delle paludi pisane ribalta il ruolo di Eleonora: non più oggetto ma soggetto. Perché sono terre acquistate da lei. è lei che si fa ritrarre insieme al secondogenito maschio ( la successione è assicurata), come un’icona. è lei che domina i nuovi territori e che appare come una Madonna laica: bellezza, maternità e ruolo gestionale sono fusi nello sguardo e confermati in quella sorta di aureola che la circonda. Con quell’abito dove pigne e melograni, frutti tipici della maternità e di apparati liturgici, ne confermano il ruolo di madre e moglie.

Decisiva dunque anche nella scelta di Boboli...

Certo per prima cosa va ricordato il suo forte legame con la terra. Lei  crea un orto pensile a palazzo Vecchio (scopri qui tutti i segreti del Palazzo), fa dipingere terrazzi e giardini nei suoi appartamenti. Non a caso è sempre ritratta come Cerere, Opi, Abbondanza. Il suo primo pensiero è sempre come mandare avanti, in salute, la famiglia, i figli. E tutto fa pensare a un aumento delle proprietà anche a motivi di sicurezza, oltre che alla funzione primaria di orti e approvvigionamento idrico per la reggia e la città. è con lei che si crea la prima fontana pubblica (il Nettuno in piazza della Signoria con l’acqua che viene da Boboli). Basti pensare che le prime cose che pianta sono grano e viti. Del grano aveva peraltro il monopolio e l’eccedenza lo rivendeva alla Spagna.

Giardino di Boboli (ph. Lorenzo Cotrozzi)

Quindi Boboli come evoluzione del giardino mediceo non sarebbe esatto.

Credo sia diverso. è più collegabile a Pozzuoli dove Pedro (il padre di Eleonora, ndr) dopo il terremoto acquista terreno e casa per far rinascere la città portando acqua fresca. Allo stesso modo è Boboli: fonte di acqua. Pedro a Pozzuoli pianta grano e uva e così farà la figlia a Boboli.  Fin dall’inizio Boboli è un unicum con la città. Il giardino che creerà il Tribolo farà da modello alle future regge d’Europa a partire dal Luxembourg di Parigi voluto da Maria, regina di Francia, alla morte del marito. L’anfiteatro di verzura, come appare nella lunetta di Giusto Utens realizzata dopo una quarantina dopo la morte di Eleonora, ci rimanda un’immagine abbastanza veritiera del Boboli voluto da lei: un luogo agricolo e sicuro (scopri qui il nostro itinerario inedito del Giardino di Boboli e tutti i suoi segreti!).

E un luogo rimasto intatto?

Direi la Grotticina creata per lei e non più trasformata. è l’ambiente eleanoriano perfetto. A differenza della Grotta del Buontalenti che al tempo era un invaso con vivaio ittico.

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