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Chiara Muti
3 Dicembre 2021

Figli d’autore

Chiara Muti. Nata sotto il segno del Maggio

“Mamma è il sole che illumina tutti e papà il cielo, perché non riesco a definirlo. Io sono più lunare, il mio carattere tende alla malinconia”. Lei è Chiara Muti, ottima attrice, persona colta, dotata di una ironia sconosciuta, sposata con il pianista francese David Fray, vive a Parigi. Sua madre è Cristina Mazzavillani ex cantante lirica, fondatrice, presidente e direttore artistico del Ravenna Festival. Il “cielo” è il grande direttore d’orchestra Riccardo Muti.  La storia di Chiara inizia a Firenze, il 27 febbraio 1973. “Erano gli anni in cui mio padre era direttore stabile del Maggio Musicale Fiorentino, motivo per cui io e i miei due fratelli siamo nati a Firenze sotto il segno del Maggio”, ci ha raccontato quando è tornata a Firenze alcuni mesi fa. 

Che ricordi ha di Firenze?

Di quando mi portavano a giocare al parco delle Cascine, della casa dove abitavamo, del teatro, la fossa con l’orchestra e quella specie di quadrato chiuso da una tenda enorme che quando si apriva svelava mondi misteriosi.

Si dice che suo padre abbia fatto di tutto per evitarle la carriera artistica… com’è andata veramente?

Quando mio padre disse che voleva fare il musicista, a mio nonno - che era di origini modeste - venne un colpo, pensando che quel figlio musicista sarebbe andato incontro a fame certa. Ad ogni modo lo lasciò libero di studiare al conservatorio. E meno male! Così è stato anche per me. 

Quella per il teatro è stata allora una passione precoce?

Già da piccoli, dei tre fratelli, io ero la più sensibile al teatro. Avevo una passione per i costumi di scena e quando tornavo a casa non facevo che disegnare modelli. Tutti alla fine pensavano che da grande avrei fatto la costumista. 

Ha anche studiato pianoforte e canto?

I miei parlavano sempre e soltanto di musica, volerla studiare – e quello sì, gliel’ho dovuto proprio chiedere - è stato anche un modo di entrare a far parte del loro mondo. 

Che cosa ha ereditato da suo padre e da sua madre?

L’amore e il rispetto per quello che faccio. 

Il suo maestro?

Giorgio Strehler.

Una frase che farebbe sua?

Quella che una volta un maestro ha detto a mio padre e che lui continua a ripetere “bisogna servire l’arte, non servirsi dell’arte”.

La tendenza che le fa storcere il naso?

La ricerca del successo e della spettacolarizzazione a tutti i costi che trascina verso il basso ogni settore anche il più sacro o autorevole.

Signora Muti, cos’è per lei la felicità?

L’equilibrio che la maturità si porta sempre con sé.

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