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text Elisabetta Vagaggini

Federico Bondi
mare-nero Dafne Berlinale
12 Dicembre 2019

Dritto al cuore

Federico Bondi, regista fiorentino, Premio Fipresci ALLA Berlinale CON ‘Dafne’

Federico Bondi

In Mar Nero la storia dell’amicizia tra un’anziana e la sua badante; in Dafne un rapporto padre-figlia: i sentimenti sono al centro del suo cinema?

Realizzo film su storie che mi preme raccontare, che non cerco, ma che in qualche modo mi arrivano, partendo dall’idea che se vuoi emozionare devi emozionarti. I miei film fanno piangere e ridere, sono Dramedy, un mix di dramma e commedia.

La protagonista, Dafne, è una ragazza down. Come racconta la diversità?

Guardando il film ci si scorda che Dafne sia down e si segue la storia dell’elaborazione del lutto per la morte della madre e del rapporto con il padre, in modo autentico, esattamente come si farebbe per una persona normodotata.  

Dafne diventa la colonna portante per suo padre: a volte le apparenze ingannano?

Nel caso di Dafne sicuramente: è una persona con risorse interne tali e relazioni d’amicizia così profonde, da essere forte contando solo su se stessa. E poi ha una sincerità che spiazza lo spettatore e stupisce, come è successo a Berlino.

Nel 2009 Mar Nero, premiato a Locarno, nel 2019 Dafne riceve un premio alla Berlinale: bilancio più che positivo di questi 10 anni?

Sicuramente sì. In questi dieci anni c’è stato anche il documentario, Educazione Affettiva, che mi ha dato molte soddisfazioni e il mio lavoro da insegnante. Mi avvicino al cinema senza fretta, quando ho una storia importante da raccontare, come è avvenuto per Dafne.

mare-nero Dafne Berlinale

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